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L’EREDITA’

 

(Atto unico)

 

 

 

 

[Testo tutelato dalla Società Italiana degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]

 

 

 

 

 

 

 

 Breve sinossi:

 

Un povero diavolo che cerca nell’illusionismo un’affermazione sociale e un’occasione per riconquistare la moglie. Questa circostanza favorevole gli si presenta nel corso di un allucinante spettacolo del quale egli è, suo malgrado, il protagonista. Entusiasmo e disperazione si succedono a breve distanza; finalmente il surreale intervento del padre defunto riuscirà a fargli raggiungere lo scopo.

 

Durata: atto unico

Genere: ironico - brillante

10 personaggi (9 uomini e 1 donna)

        Tradotta in ceco da Otto Ohnesorg

Rappresentata nel 1980 al Teatro Sistina di Roma, per la regìa di Daniele Danza e l'interpretazione di Stefano Satta Flores

Trasmessa dalla Televisione italiana (Rai), da Telemontecarlo, e dalla Tv nazionale cecoslovacca.

 

 

 

 

 

 

 

 

LE PERSONE (in ordine di entrata)

 

MAX

CORY

GIBI
PRIMO GIOVANE

SIGNORE

SECONDO GIOVANE

TERZO GIOVANE

PRIMO SPETTATORE

SECONDO SPETTATORE

TERZO SPETTATORE

spettatori - 2 clown - un poliziotto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una baracca da luna-park di fronte, un'altra a sinistra perpendicolare alla prima. La baracca di fronte è al buio, mentre l'altra ha la pedana esterna illuminata con un gruppetto di spettatori davanti. Sulla pedana ci sono due clown con le loro trombe e Max con il microfono in mano. I clown attaccano una marcetta. Dalla baracca di fronte esce una giovane donna in calzamaglia, Cory, che si ferma sulla soglia a fumare, apparentemente svagata, ma invece sensibile alle occhiate che Max le lancia. La marcetta è terminata: Max avvicina il microfono alla bocca e incomincia il suo volgare discorso di imbonitore, sottolineato di tanto in tanto dalle risate del pubblico.

 

MAX - Signore e signori, giovanotti e ragazze, militari di bassa forza... o alta debolezza... buonasera! E' con grande piacere e grandissima soddisfazione che ho il privilegio e l'onore di annunciare a questo rispettabile pubblico che fra pochi minuti andremo a dare inizio al più superlativo, entusiasmante, affascinante, impressionante spettacolo che mai occhio umano abbia potuto ammirare dopo la cascata del Niagara e di mia zia Nicolina su una buccia di banana... Sono davanti a voi, reduci dai grandi trionfi di Parigi, di Berlino, di Londra... e di Cocciapelata di Sotto... i formidabili fratelli Harrys: fantasisti, equilibristi, musicisti, trapezisti, elettricisti... attori, saltatori, imitatori, cantautori... comici, dinamici, mimici e cimici…

 

I clown riattaccano con i loro strumenti. Dall'interno della baracca di fronte esce Gibi, il marito di Cory, con un cartello che studia di sistemare nella miglior posizione. Sul cartello c'è scritto: "La sega magica".

 

CORY Qui accanto fanno faville con quei due cretini dalla faccia imbiancata.

GIBI - Dici?

CORY - Dico, dico... basta contare le persone che entrano.

GIBI - Verranno anche da noi, vedrai.

CORY - Dimentichi che quello è uno spettacolo... fatto con due cretini, ma uno spettacolo. Non è che la gente pretenda molto, ma non vuole nemmeno essere presa in giro.

GIBI - La conosco anch'io, Cory, la gente.

CORY - Chi paga per uno spettacolo vuole uno spettacolo.

GIBI - E noi glielo daremo.

CORY - Come glielo abbiamo dato con "Il gioco dei cinque anelli"?

GIBI - Quello tu un incidente: non si ripeterà.

CORY - Già... un incidente. Per il "Castello stregato", invece, si chiamava "errore tecnico." Il pubblico, però, lo chiamò in un altro modo e volle indietro i soldi del biglietto. Come lo chiamerà questo, adesso (leggendo il cartello)…"La sega magica"…

GIBI - Piacerà, vedrai.

CORY - Come quella volta quando arrivò la polizia dopo lo spettacolo a dirci di cambiare aria? Avevi un'attrazione sicura, dicevi: "Il viaggio sulla luna"... e invece il viaggio lo facemmo noi, quella notte stessa, dopo aver caricato il materiale... che figura! Faceva un freddo... e su quel ponte restammo anche senza benzina. Cosa succederà questa volta, eh?

GIBI - Tutto bene, vedrai.

CORY - E' una tua creazione o è un vecchio gioco di tuo padre? Se non è un esercizio di tuo padre non ci credo.

GIBI - E' mio, ma andrà bene, vedrai.

CORY - L'avevi detto anche per "I birilli ballerini"... "vedrai che successo! la gente farà la fila per provare, sperando di vincere la bottiglia, ma a vincere saranno in pochi... al massimo due o tre in un'intera serata"... che successo! settantadue bottiglie partite in mezz'ora... e per fortuna incominciò a piovere, così ci fu una buona scusa per chiudere tutto. Tuo padre sì che ne sapeva di trucchi! almeno tu fossi stato capace di rimettere in piedi qualcuno di quelli.

GIBI - Ho tentato, lo sai, ma non m'è riuscito.

CORY - Allora era meglio tenerci la baracca del tiro a segno... ma a lui piace fare l'artista, preparare nuove attrazioni... "La sega magica"... che roba è questa volta?... non hai il coraggio di rispondere?

GIBI - Funzionerà, vedrai.

CORY - (ironica) Parola di Gibi, vero?

GIBI - Parola di Gibi.

CORY - Ora sì che sono tranquilla... sento già gli applausi fischiarmi negli orecchi... e come fischiano forte… e che cosa dovrei fare io in questo numero?

GIBI - Una cosa da nulla: sdraiarti in una cassa e infilare le mani nei due buchi di sopra, mentre i piedi devono uscire dai buchi di sotto. Poi ci penso io.

CORY - Ci pensi veramente?

GIBI - Ti ho detto di sì.

CORY - Al resto, voglio dire, ci pensi?

GIBI - Quale resto?

CORY - Al fatto che sono stufa di continuare questa vita accanto a uno che non sa mai combinare nulla di buono, ci pensi?… Max mi ha fatto una proposta interessante.

GIBI - E' un poco di buono, lo sai.

CORY - Ma sa fare il suo mestiere.

GIBI - Non è vero: sa fare dei soldi, che è un'altra cosa.

CORY - Può darsi, ma tu non sai fare né l'uno né l'altro. Per la prossima stagione Max vorrebbe mettere su un numero nuovo: "Il giardino di Allah"… musiche arabe, danza del ventre e roba del genere... mi ha detto che gli andrebbe un tipo come me.

GIBI - Tu hai già il tuo lavoro qui.

CORY - Ma quello sarebbe un numero vero.

GIBI - Funzionerà anche il mio, vedrai.

CORY - E se non funzionasse, se ci facessimo ancora ridere dietro da tutti?

GIBI - Ma no, andrà bene.

CORY - Quando lo facciamo il primo spettacolo?

GIBI - Fra poco... il tempo di mettere a posto gli ultimi particolari. Te lo dico io quando è il momento di incominciare a vendere i biglietti, tanto, per collaudare il gioco bastano pochi spettatori. (Gibi ha attaccato il cartello e rientra nella baracca a riporre gli attrezzi).

CORY - (canterellando) Scegli la rosa se vuoi darmi un fior / cercala rossa perché è il mio color…

 

Sulla pedana della baracca di sinistra i clown sono andati via. Max cerca di catturare gli ultimi clienti.

 

MAX - ... avanti, signore e signori, non perdete quest'occasione... lo spettacolo sta per incominciare... coraggio, giovanotto, si avvicini pure alla cassa, ma non troppo alla cassiera perché c'è il fidanzato che guarda… militari e ragazzi mezzo biglietto... (guarda verso Cory)... belle donne ingresso gratis!... (Cory sorride e rientra nella sua baracca. Intanto, un giovanotto del gruppetto davanti a Max, indietreggiando come per andar via, dà un urtone a un signore alle sue spalle, quindi lo sorregge per paura che debba cadere. Il signore scuote la testa e il giovanotto si allontana. Il signore si avvicina alla cassa per acquistare il biglietto e mette le mani al posto del portafogli, ma lo trova vuoto).

SIGNORE - Il mio portafogli!... dov'è il portafogli?!... mi hanno rubato il portafogli! (Il signore ritorna in mezzo al gruppo, ma tutti, per paura di essere coinvolti nella faccenda come testimoni, si allontanano. Il signore si sposta dall'uno all'altro in cerca di aiuto). E' stato il giovanotto che era davanti a me e che mi ha dato un urtone... da che parte è andato?... chi l'ha visto?... è lui il ladro! (Il signore, rimasto solo, si allontana. Dalla baracca di fronte fa capolino il ladro. Ormai tranquillo, il giovanotto esamina il contenuto del portafogli. Intanto Gibi esce dalla baracca ad esaminare il cartello che ha attaccato; vede il giovanotto, gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla, proprio nel momento in cui il giovane che ha intascato il denaro, vuoi disfarsi del portafogli).

PRIMO GIOVANE - (impaurito) L'ho trovato per terra... qui davanti... volevo consegnarlo alla... (dallo sguardo di Gibi capisce che non si tratta del portafogli)... ma chi è lei, scusi?… che cosa vuole da me?

GIBI - Volevo solo domandarti se ti interessa guadagnare... diciamo... una decina di migliaia di lire.

PRIMO GIOVANE - (guardandosi alle spalle) E perché no?... un momento: si tratta di fare fatica?

GIBI - Bisogna fingere di fare fatica.

PRIMO GIOVANE - Allora ci sto.

GIBI - Vieni con me. (Entra nella baracca seguito dall'altro che mette in tasca il portafogli. La baracca avanza verso il proscenio, quindi si apre lasciando apparire una minuscola platea con il palcoscenico. Gibi e il giovanotto sono appunto in platea). Vedi quella sedia in seconda fila? quello è il tuo posto: ti siederai e farai finta di essere uno spettatore qualsiasi.

PRIMO GIOVANE - Fin qui è chiaro. E poi?

GIBI - Ci arriviamo subito. lo sarò qua sopra a presentare lo spettacolo… (sale sul palcoscenico e apre il sipario)... farò un po' di chiacchiere, poi arriverà mia moglie e io la farò entrare in questa cassa... (indica la cassa al centro del palcoscenico)... a questo punto prenderò la sega e la farò girare in platea... (mostra una sega a lama semplice con due impugnature)... poi dirò: "c'è fra il pubblico un signore di buona volontà che voglia darmi una mano?" tu, allora, ti offrirai e io ti farò salire sul palcoscenico.

PRIMO GIOVANE - Devo fare il compare, è semplice.

GIBI - E' difficile, invece; e l'arte è tutta lì: bisogna offrirsi rifiutandosi.

PRIMO GIOVANE - E come?

GIBI - Il pubblico deve avere la sensazione che tu sul palcoscenico ci arrivi controvoglia, che hai sì alzato la mano, ma che te ne sei pentito. Soltanto allora cadrà ogni dubbio che fra noi ci sia qualche intesa. Hai capito?

PRIMO GIOVANE - Abbastanza. lo alzo la mano, ma poi me ne pento…

GIBI - Fino a un certo punto, però, perché nel frattempo un altro potrebbe chiedere di venire al tuo posto.

PRIMO GIOVANE - Capito tutto.

GIBI - Vieni su, allora... (il giovane fa per arrampicarsi)... non di qui: c'è la scaletta... (il giovane fa per salire dalla scala)... ma ripetilo pure, sembrerà spontaneo... (il giovane torna indietro e fa per arrampicarsi di nuovo)... non adesso, davanti al pubblico ripetilo... (il giovane sale dalla scaletta e Gibi gli mostra la sega)... mi troverai con questa in pugno e io cercherò un posto dove metterla per poterti stringere la mano e ringraziarti di esser venuto ad aiutarmi... così l'appoggerò qui, in questo modo... capito? (Si avvicina al divanetto a braccioli e appoggia la sega in modo che una parte di questa sporga dal bracciolo, mentre l'altra appoggia sul fondo del divano, fondo che non è visibile dalla platea).

PRIMO GIOVANE - Beh, questa è una cosa che riguarda lei.

GIBI - E, no, riguarda anche te, perché dopo le strette di mano io dirò. "vogliamo incominciare il lavoro?" e tu, allora, andrai a prendere la sega… ma sta' bene attento a come devi prenderla… (Gibi si avvicina al divanetto e lo sposta per dar modo al giovane di seguire bene l'operazione che egli esegue lentamente. La sua mano impugnerà il manico della sega che è appoggiato sul fondo del divano, quindi tirerà l'utensile fino a far scomparire dietro il bracciolo anche il manico che prima sporgeva. A questo punto la sua mano lascia la prima sega e ne impugna una seconda, identica alla prima, che giaceva sul fondo del divano. E' così la seconda sega che verrà sollevata, mentre la prima resterà sul fondo del divano. Gibi rimette le seghe a posto). Prova un po'... (l'operazione viene eseguita dal giovane)... Bravo, sei un ragazzo intelligente.

PRIMO GIOVANE - (con la seconda sega in mano) Perché questo scambio? non è eguale all'altra?

GIBI - (rimette al suo posto il divanetto) No che non è eguale, adesso te ne accorgerai... Dunque, appena avrai la sega in mano, tu andrai da questa parte... (lo spinge dietro la cassa)... lì puoi lavorare tranquillo perché sei nascosto agli occhi del pubblico... mi passerai un manico e incominciamo a segare la cassa. Prima però toglierai la lama e l'appoggerai per terra senza fare rumore.

PRIMO GIOVANE - E la lama come si toglie?

GIBI - (esegue la dimostrazione) Basta schiacciare questa levetta sul manico visto?

PRIMO GIOVANE - Ma, dica un po', crede che la gente se la berrà tanto facilmente?

GIBI - Noi faremo finta di segare veramente la cassa e io con le spalle coprirò la scena.

PRIMO GIOVANE - Sì, ma qualunque imbecille capirà che non stiamo segando un bel niente.

GIBI - Giusto! non ti ho detto ancora nulla dei rumori. (raccoglie da terra un piccolo registratore che era nascosto dietro la cassa) Vedi questo registratore? prima di incominciare schiaccerai il primo bottone.

PRIMO GIOVANE - Questo?

GIBI - Proprio quello. Metti a posto la lama che facciamo una prova. (Il giovane inserisce la lama nelle scanalature delle due impugnature e porge un manico a Gibi, poi ritoglie la lama, la depone per terra e schiaccia il pulsante del registratore. I due incominciano a fingere di segare al centro della cassa; si ode il rumore di una lama che morde il legno). Uno... due... bisogna contare mentalmente fino a dieci... sei... sette otto... nove... dieci. (Il rumore cessa. Gibi si passa il braccio sulla fronte, come per asciugarsi il sudore. Il manico, munito di una piccola punta, lo ha piantato nel legno della cassa)… Ora fino a cinque... tre... quattro... cinque... (il rumore ricomincia e i due riprendono la mimica)... fino a dieci di nuovo... (altro arresto per riposarsi)... ancora cinque... (riprendono il lavoro)... e gli ultimi dieci… (Gibi intanto è sceso col manico, a poco a poco, fino alla base. della cassa. Quando il rumore cessa, pianta il manico nel legno, si raddrizza, sbuffa, poi impugna di nuovo il manico e lo solleva a fatica, rasente alla cassa, come per togliere la lama dal legno. lì giovane, per aiutarlo, afferra anche lui il manico che Gibi sta sollevando e lo fa scomparire dietro la cassa. Gibi solleva il coperchio che è tagliato in due pezzi, come per far uscire la donna)... e il gioco è fatto!

PRIMO GIOVANE - E' sicuro che funzioni?

GIBI - Non sicuro, ma sicurissimo. E di me, modestamente, puoi fidarti: io sono il figlio di Gudi Bannur…

PRIMO GIOVANE - E chi sarebbe?

GIBI - Non hai mai inteso parlare del famoso Gudi Bannur, il più celebre illusionista di tutti i tempi?

PRIMO GIOVANE - Io mi intendo poco di questa roba, ma se devo dire la verità, mi sembra un trucco un po' terra, terra.

GIBI - Ti ricordi bene di quello che devi fare?

PRIMO GIOVANE - Come no! cambiare la sega, togliere la lama. registratore, contare fino a dieci, poi fino a cinque, poi ancora dieci, poi ancora cinque, e poi gli ultimi dieci.

GIBI - Bravo! vai a sederti in platea adesso... (il giovane scende in platea e Gibi apre la porticina del palcoscenico)... Cory! io sono pronto... puoi incominciare a vendere i biglietti… (Cory appare con una cassetta sotto il braccio; scende in platea, l'attraversa ancheggiando, diretta verso l'uscita).

CORY - (canterellando) Scegli la rosa se vuoi darmi un fior / cercala rossa perché è il mio color…

GIBI - (fra sé) Strumenti a posto… (Prende la falsa sega e prova lo scorrimento della lama nelle scanalature, va a collocarla sul divano e ritira la vera sega che sistema in piedi davanti alla cassa. Si ode la voce di Cory nell'altoparlante, all'ingresso della baracca).

VOCE Dl CORY - Avanti, signore e signori... "La sega magica"... uno spettacolo affascinante che viene presentato al pubblico per la prima volta

GIBI - (fra sé)... registratore... (va a riavvolgere il nastro sulla bobina libera)

VOCE DI CORY - ... venite ad assistere a questo nuovo spettacolo... avanti, signori…

GIBI - (tra sé)... coperchio della cassa… (Va a mettere una strisciolina di nastro isolante sotto il coperchio della cassa e si accerta che, sollevandolo, appaia come un solo pezzo. In platea stanno entrando degli spettatori: Gibi corre a chiudere il sipario, quindi scende la scaletta del palcoscenico e va incontro a Cory che rientra con la cassetta). Quanti biglietti hai venduto?

CORY - Una trentina.

GIBI - Bastano come primo spettacolo.

CORY - Così faremo più presto a restituire i soldi.

GIBI - Ma che cosa vai a pensare! andrà tutto bene.

CORY - Vedremo.

GIBI - Qui è tutto pronto: andiamo a cambiarci. (Risalgono la scaletta del palcoscenico e spariscono dietro il sipario. Gli spettatori prendono posto in platea. Entra di corsa il secondo giovane che, dopo aver cercato ansiosamente fra i presenti, scorge il primo giovane in seconda fila e gli si avvicina).

SECONDO GIOVANE - Fuori piove a dirotto.

PRIMO GIOVANE - (spaventato) Che cosa?

SECONDO GIOVANE - (sottovoce) Sta arrivando il merlo con la madama. (Il primo giovane si alza di scatto e si avvicina a un pannello che comunica con l'esterno, quindi, coperto dal secondo giovane, rimuove il pannello creando un'apertura dalla quale si dileguano tutti e due i giovani. Entra il signore che era stato derubato seguito da un poliziotto. Il signore scruta in viso i presenti e fa un cenno di negazione verso il poliziotto. Scoprono il pannello rimosso, si guardano in faccia ed escono tutti e due dall'apertura. Si spengono le luci e si apre il sipario: Gibi appare in frac con cilindro, bastone e guanti bianchi).

GIBI - (con accento esotico) Signore e signori... io, figlio grande illusionista Gudi Bannur, dare tutti voi mio benvenuto. Spettacolo che presentare stasera per prima volta in vostro paese. essere molto interessante ed emozionante. Se in mezzo voi qualcuno non avere molto coraggio, io prego uscire... (scruta per un attimo la platea)... tutti rimanere… bene... io, allora, davanti vostri occhi, tagliare in due pezzi una donna... grande attrice… Cory!... (Al suo gesto, appare sul palcoscenico, salutata da sparuti applausi, Cory, avvolta in un ampio mantello. La donna avanza fino al proscenio, spalanca il mantello e assume atteggiamenti statuari, quindi si toglie il mantello e va a deporlo su una panchetta accanto alla quinta: Lo stesso fa Gibi con il cilindro, il bastone e i guanti. Gibi prende la donna per mano e la conduce trionfalmente alla cassa, quindi solleva il coperchio che appare unito. La donna entra nella cassa e vi prende posto, facendo uscire mani e piedi dagli. appositi buchi. Gibi riabbassa il coperchio, poi va a toccare le mani e i piedi che la donna muove). Cory soffrire un po' di solletico... (Impugna la sega appoggiata alla cassa e la mostra)... ora io prego tutti esaminare mio arnese lavoro... lama forte e tagliente... esaminare, prego... (si alza il primo spettatore che allunga la mano per toccare l'utensile)... prego, fare vedere tutti... (il primo spettatore fa circolare la sega in platea)... vero acciaio Toledo... affilatissimo (la sega, terminato il giro, viene riconsegnata a Gibi che si avvicina alla cassa e tocca le mani che sporgono)... io adesso incominciare lavoro… essere pronta? (le mani si muovono. Gibi appoggia la lama al centro della cassa, come per iniziare a segare)... anche io pronto... (ci ripensa e torna al boccascena)... però, tagliare donna in due pezzi essere molta fatica e io stasera un poco stanco... nessuno volere dare a me mano?... Chi volere salire su palcoscenico?... (In platea s'é alzato il terzo giovane, un tipo alto e robusto)... avere visto signore alzato mano (il terzo giovane si avvicina alla scaletta del palcoscenico)... un momento, prego... avere visto signore alzato mano prima... dove essere ora?… (il terzo giovane incomincia a salire. Gibi cerca in platea disperatamente)... un momento, ho detto!... signore in seconda fila che alzato subito mano, dove essere ora?... (guarda semiaccecato dalle luci della ribalta, facendosi schermo con le mani)... dove essere?... (il terzo giovane è già davanti a lui. Ad un tratto un'idea attraversa la mente di Gibi. Sottovoce)... ho capito: l'altro è andato via e ha lasciato te?... (il giovane fa un leggero cenno della testa accompagnato da un grugnito. Gibi, con un respiro di sollievo, tornando a rivolgersi al pubblico)... evidentemente, primo signore avuto paura salire qui sopra per dare a me mano... forse credere che io volere tagliare anche quella... io, invece, volere solo aiuto... (al giovane sottovoce)... ti ha spiegato tutto per bene?... (altro grugnito. Gibi va a collocare la sega sul bracciolo del divano, poi stringe con tutte e due le mani quella del giovane)... Tanto piacere di fare sua conoscenza... lei molto forte e potere fare buono lavoro. Avere mai tagliato donna in due pezzi?... no?… essere esercizio molto utile... lei stasera imparare e poi potere ripetere quando bisticciare con fidanzata o con moglie... o meglio, con suocera. Ma non bello fare aspettare signori... volere per favore prendere strumento lavoro? (Il giovane si toglie la giacca, la depone sulla panchetta, quindi va a impugnare la sega che sporge dal bracciolo. Gibi gli sbarra il passo. A bassa voce; con rabbia) Ma cosa fai?!... non ti ha detto nulla quell'altro?... (forte; per il pubblico)... uno momento io dimenticato evocare mio grande spirito… (Gli toglie la sega di mano, la rimette sul bracciolo, compie qualche gesto cabalistico, quindi, con il procedimento già illustrato, prende la seconda sega e lascia la prima sul fondo del divano. Consegna l'arnese al giovane). Ora essere pronto (sottovoce al giovane) Ricordati del registratore. (Si avvia alla cassa, ma intanto il giovane esamina l'arnese, lo mette da parte e torna al divano a prendere la prima sega. Gibi si accorge dello scambio e si precipita a strappargliela di mano, quindi gli riconsegna la seconda sega). Questo essere strumento di lavoro, capito?... questo altro acciaio non buono. (Il giovane esamina l'utensile, preme la levetta del manico e sfila la lama tra le risate e i fischi del pubblico, quindi getta via i pezzi dello strumento. Gibi si avvicina al boccascena e cerca di dominare gli schiamazzi). Spiacente comunicare che non potere eseguire esercizio... dare vostro biglietto, io restituire soldi. (Va a chiudere il sipario, ma il giovane lo segue, ferma la sua mano sulla corda e riapre il sipario già chiuso a metà. Sbalordito) Ma chi sei, tu?!... come ti permetti?! (In mezzo alla platea che fischia e schiamazza, si alza il primo spettatore che si rivolge al pubblico).

PRIMO SPETTATORE - ... Ma perché fischiate? non avete capito che è parte dello spettacolo?!...

SECONDO SPETTATORE - ... sicuro!... è tutto combinato!... (Gli schiamazzi e i fischi si trasformano in risate e applausi. Sul palcoscenico, Gibi, un po' sconcertato, cerca di parlare ancora al pubblico).

GIBI - Cari amici... vi ho detto che lo spettacolo non ci sarà…

TERZO SPETTATORE - Toh! s'è dimenticato di parlare straniero! (risate)

GIBI - ... però, state tranquilli: tutti i biglietti saranno regolarmente rimborsati...

TERZO SPETTATORE - Hai imparato facile la nostra lingua, eh? (risate)

GIBI - ... e ora, se permettete, chiudo il sipario e vengo giù con i soldi... (si avvia verso la corda del sipario, ma il terzo giovane gli sbarra il passo) ma che vuoi?... non hai capito?... lo spettacolo non si fa più... (il giovane sorride e scuote la testa)... come no: sono io che decido! (Il giovane, sorridendo ma con una certa energia, lo spinge indietro a sedere su una sedia a braccioli vicino alla cassa. Gibi, sbalordito, non si è ancora reso ben conto delle intenzioni dell'altro, ma quando lo vede andare a prendere la vera sega, si alza di scatto). Ma cosa fai?!... Oh, mamma mia!... ma lì dentro c'è mia moglie, non lo sai? (al pubblico) Questo si è messo in testa di tagliare sul serio una donna in due!

VOCI DALLA PLATEA - (fra le risate e gli applausi)... Bravo!.. magnifico!... è come se fosse vero!...

GIBI - Ma è vero!... questo è un pazzo che... (sente la sega in azione e corre ad afferrare il giovane per un braccio)... fermo!... c'è mia moglie lì dentro! (Risate generali. Anche il giovane scoppia a ridere. Gibi, disperato, corre a raccogliere i pezzi della seconda sega). Era un trucco quello che avevo preparato... vedete?... con il manico dovevo segare, e intanto... (corre a prendere il registratore e lo fa funzionare)... dovevo mettere in moto questo... capito?.. un gioco da quattro soldi per divertirci un po' tutti... ma non è andata... pazienza!

VOCI DALLA PLATEA - ... bravo!... questa è buona!... formidabile!... (Risate e applausi. Anche il giovane ride e batte le mani. Gibi ora ha dimenticato di aver raccontato la storia del suo fallimento: sorride e ringrazia, ma all'improvviso sente il rumore della sega e subito ascolta il registratore che ha in mano, ma si accorge con terrore che è fermo. Corre ad aggrapparsi al braccio del giovane).

GIBI - Ma cosa vuoi fare, disgraziato?!… non hai capito?! (il giovane annoiato, cerca di scrollarselo di dosso, Gibi, gridando)... Cory!... Cory!... vieni fuori dalla cassa!... esci di lì, Cory!... (Le risate e gli applausi crescono in proporzione alla paura di Gibi. Intanto, il giovane che per due o tre volte ha tentato inutilmente di rimettersi al lavoro, si rivolge al pubblico, facendo cenno a qualcuno di salire per aiutarlo).

PRIMO SPETTATORE - Andiamo!... tanto fa parte dello spettacolo…

VOCI DALLA PLATEA - ... bisogna dare una mano... sì, andiamo!... (Quattro spettatori salgono sul palcoscenico e, prima dolcemente, poi con sempre maggior energia, strappano Gibi dal terzo giovanotto e lo obbligano a sedere sulla sedia a braccioli. Intanto non possono soffocare le risate. Anche il terzo giovanotto che vorrebbe continuare il lavoro è impedito da una crisi di risa).

GIBI - (sconcertato e spaventato) Ma che fate?!... vi ho detto la verità: non fa parte dello spettacolo questo... è la verità, lo giuro... (il terzo giovane riprende il lavoro)... ma quello ricomincia a segare... fermatelo... è un pazzo!... oh, mamma mia!. oh, mamma mia!... Cory aiuto... polizia!... aiuto!... (Gibi continua a dibattersi. Mentre due spettatori lo tengono fermo sulla sedia, gli altri due escono da una quinta e ritornano con una fune e due larghi fazzoletti. Gibi viene rapidamente legato alla sedia e imbavagliato. Ora i quattro spettatori e il giovane, piegati in due per le risate, osservano Gibi che tenta inutilmente di liberarsi. In platea scrosciano gli applausi. Sempre a gesti, perché il convulso di risa impedisce di parlare, il primo spettatore chiede al terzo giovane se ha ancora bisogno del suo aiuto e di quello dei suoi compagni. Il giovane ringrazia e fa loro cenno di andare in platea a godersi lo spettacolo. I quattro spettatori lasciano il palcoscenico e il giovane incomincia a segare. Scena mimica a soggetto che avrà per protagonisti:Gibi con i suoi sforzi sovrumani e disperati per liberarsi; il giovane che lavora con entusiastico, elementare, ottuso vigore; la lama della sega che avanza minacciosa col suo sinistro rumore, le risate del pubblico. La lama è arrivata a metà dello spessore della cassa: Gibi sta per cadere in deliquio, lotta ancora disperatamente, ma poi si affloscia. La sua presunta interpretazione è ritenuta ottima e il pubblico applaude entusiasta. Ecco che la sega ha diviso in due la cassa; il giovane solleva la lama dalla fenditura, quindi sposta i due tronconi della cassa, in modo che le mani e i piedi della donna vengano a trovarsi rivolti verso il pubblico, parallelamente. Applausi fragorosi: Gibi che era stato risvegliato dal rumore, osserva la scena e ricade svenuto. Ora il giovane riaccosta i due tronconi di cassa, solleva i due pezzi di coperchio e porge la mano a Cory che esce dalla cassa fra grandi scrosci di applausi; il giovane si avvicina alla sedia e libera Gibi dalla corda e dal bavaglio, ma per farlo risvegliare occorre qualche schiaffetto sulle guance. Ecco che Gibi apre gli occhi: qualche istante per riprendere i contatti con l'esterno, e poi si slancia verso la moglie, l'abbraccia, la guarda, la tocca: è tutta intera. Mentre Cory, esultante, ringrazia il pubblico, pavoneggiandosi in atteggiamenti statuari. Gibi va ad esaminare la cassa e constata sbalordito che è stata veramente segata a metà. Ritorna accanto alla moglie e, istintivamente, la esamina ancora alla vita, poi guarda sconcertato verso il giovane che, modestamente in disparte, si aggiusta la camicia. lì pubblico, tutto in piedi, s'è avvicinato alla ribalta e applaude entusiasticamente. Gibi ora comincia a capire: quegli applausi sono per lui, tutti credono che quello che è avvenuto sia dipeso dalla sua volontà. Allora, piano, piano, anche lui entra nel gioco e comincia a ringraziare il pubblico, prima timidamente, poi con sempre maggiore convinzione, fino a stringere le mani che gli vengono tese, mentre Cory getta baci sugli spettatori. Esaurita l'ovazione, il pubblico sfolla e Cory, felice, getta le braccia al collo del marito).

CORY - Bravo! sei stato magnifico!... ora bisogna preparare tutto per il prossimo spettacolo. (Cory esce dalla porticina del palcoscenico. Gibi osserva il giovane che gli volta le spalle, aggiustandosi la cravatta. Dopo un silenzio).

GIBI - Non te la sei cavata male... (il giovane alza le spalle senza voltarsi) hai certe doti... vanno coltivate, naturalmente... ma ci sono. (Aspetta una risposta che non viene) Puoi fidarti di quello che dico: io me ne intendo. Sai, non era mica una storia quella che ho raccontato: io sono veramente il figlio di Gudi Bannur… (aspetta un gesto o una parola di meraviglia che non vengono)... ne avrai sentito parlare, no?... Gudi Bannur, il famoso illusionista... (l'altro si volta e atteggia la faccia come per dire "e chi è?")... strano, nel nostro mestiere è considerato un maestro... i suoi esercizi sono ricordati come qualcosa di favoloso, di irraggiungibile... la "fontana delle rose"... la "piramide magica"… il"mantello misterioso"... che numeri! che perfezione di stile! E' morto due anni fa, ma ha lavorato fino all'ultimo giorno... magro, alto, elegantissimo nel suo frac, con un turbante di seta bianca e un rubino nel mezzo... (il giovane estrae un pettine e incomincia a ravviarsi i capelli)... dunque, se ti dico che non te la sei cavata male, puoi crederci... è vero che il gioco è piuttosto semplice, ma qui abbiamo un pubblico popolare; si contenta con poco… Sentito quanti applausi?... un po' anche per merito tuo... (il giovane alza le spalle)... eh, no, quello che è giusto è giusto: anche a te va una parte del merito... (aspetta un cenno o una parola di ringraziamento che non vengono)... solo che ho perso qualche sfumatura dell'esercizio … sai, quando... dovevo far finta di essere svenuto... potrei benissimo ricostruire: il gioco l'ho visto fare migliaia di volte da persone diverse, e il trucco è sempre quello... solo che ognuno mette nello stile qualcosa di proprio, e io sono un maniaco dello stile. Non potresti ripeterlo? (il giovane si schermisce sorridendo). Eh, via... non sono mica un estraneo! Fra gente del mestiere queste cose si fanno, ci si consiglia, ci si aiuta... dopo, magari, ti faccio vedere qualcosa del mio repertorio... (ricorda qualcosa) Ah, un momento!... devo regolare il mio debito... (apre il portafogli)... all'altro avevo promesso diecimila lire, ma tu ne hai meritate almeno il doppio. Vanno bene ventimila? (il giovane intasca i soldi con un cenno di ringraziamento) Allora, lo rifai questo esercizio?... (altro risolino del giovane)... cocciuto eh?!... toh, eccoti altre diecimila, ma ripetimi bene i movimenti... (l'altro respinge il denaro) venti... trenta?... ma che cosa vuoi? quale segreto credi di custodire, piccolo presuntuoso?!... sa fare alla meglio uno straccio di esercizio e crede di possedere il tesoro dei Faraoni! ci vuol altro nel nostro mestiere per sbarcare il lunario! (l'altro incomincia a infilarsi la giacca)... E' un puntiglio il mio, lo so, ma voglio rivederti al lavoro... magari per darti qualche consiglio... nel tuo interesse, naturalmente... allora? (l'altro continua a sorridere) Senti, i capricci si pagano, lo so, e io per levarmi questo sono disposto a pagare... (porge il portafogli) ci sono duecento mila lire qui dentro... sono tue, ma rifammi l'esercizio... (l'altro respinge la mano sorridendo)... che cosa vuoi, allora? (il giovane alza le spalle) Facciamo insieme il prossimo spettacolo? (l'altro scuote la testa) domani? (l'altro sorride e scuote ancora la testa) Non crederai di cavartela così, allora! di qua non esci se prima… (Il giovane lo spinge da parte con un semplice gesto del braccio e sia avvia verso la scaletta del palcoscenico. Gibi capisce l'assurdità della posizione di forza e cambia subito tono cercando di trattenerlo). Senti... prima non sono stato sincero, quando ti ho detto che te la sei appena cavata: "è giovane e potrebbe montarsi la testa" ho pensato... per questo non ho voluto dare troppa importanza a quello che avevi fatto, ma il tuo è stato un lavoro magnifico, eccezionale... non l'ho mai visto eseguire così questo numero... anche mio padre l'aveva in repertorio, eppure, ascolta cosa ti dico... neanche lui lo faceva come te. Era uno stile diverso, d'accordo, chiamiamolo "classico", se vuoi, ma di effetto minore, questo bisogna dirlo. Non c'era professionismo in te, ecco il segreto... sembrava tutto spontaneo... sembrava che non ci fosse nulla di preparato, proprio come se tu fossi uno spettatore qualsiasi, capitato per caso sul palcoscenico… (precede il giovane alla scaletta del palcoscenico per ostacolargli il passaggio) Senti... ho una proposta da farti. Perché non ci mettiamo insieme? io e te possiamo fare grandi cose e qui c’è tutto quello che ti serve… tu, io e mia moglie... dividiamo in tre parti eguali... (l'altro sorride e scuote la testa)... in due parti dividiamo: la paga di mia moglie la faccio uscire dalla mia parte... e in più ci metto tutto il materiale... vuoi? (il giovane è ormai sceso in platea) Amico, non puoi andartene così... guarda in che condizioni mi hai messo! io devo replicarlo questo spettacolo, tale e quale come l'abbiamo fatto oggi, non posso fare cambiamenti, capisci? il pubblico non ammette di essere preso in giro... e come faccio se tu non mi dài una mano, se tu non mi insegni il tuo sistema? Io l'esercizio posso eseguirlo in dieci modi diversi, tu che sei del mestiere lo sai bene... ma non nel tuo modo, l'unico che conta adesso. (Gibi si aggrappa al braccio del giovane) Via, non essere testardo... forse t'è dispiaciuto perché mi sono preso tutti gli applausi?... non si ripeterà più, vedrai... organizzeremo tutto perché gli applausi siano anche tuoi . anzi, saranno solo per te, se ci tieni... metteremo solo il tuo nome qui fuori, solo il tuo ritratto... in poco tempo diventerai qualcuno nel nostro ambiente: il pubblico vedrà soltanto te... io sarò la "spalla"... ti va? (Il giovane che, sempre sorridendo, è riuscito a svincolarsi, attraversa la platea, ma Gibi non si dà per vinto. Intanto la baracca si richiude e indietreggia. I due si trovano ora all'aperto). Che cosa c'è che non ti piace, che cosa ti impedisce di accettare? il tuo lavoro?... tu non vivi facendo questo mestiere, altrimenti avrei già sentito parlare di te... e, allora, ascolta: qualunque lavoro tu faccia, non c'è nulla di meglio di questo. Se riusciamo a fare tre o quattro spettacoli per sera, puoi contare su un guadagno di almeno cinquantamila al giorno... e poi ci sono le domeniche e le altre feste con un incasso del doppio o del triplo. Quale lavoro ti fa guadagnare di più, eh?... Forse non credi che parli seriamente?... pensi che, appena mi hai spiegato il tuo sistema, io faccia a meno di te? No: ti puoi fidare... sono pronto a mettere tutto per scritto, su carta bollata... allora? (Il giovane sorride e scuote la testa) Ma perché?! forse non ti piace la vita che facciamo? è perché non l'hai mai provata. Cosa c'è di meglio che andare in giro per il mondo... posti nuovi, facce nuove... sui nostri carrozzoni non manca nulla, sai... e qui è come una grande famiglia... (Gibi gli tocca il fianco col gomito)... e se ti piacciono le ragazze, qui non hai che da scegliere... non fanno mica troppe storie queste (legge negli occhi del giovane il rifiuto) No. Non ti piace questa vita, ho capito; ci consideri un po' come zingari... e tu vuoi essere qualcuno. Sai cosa ti dico, allora? il nostro numero merita qualcosa di più; ci mettiamo al lavoro, lo perfezioniamo e lo portiamo, pari, pari, in un circo o in teatro, negli spettacoli di varietà. Ecco qualcosa che va bene, vero? ecco un'idea che ti piace. Ora siamo su un altro piano: c'è il nome stampato sui manifesti per le strade, ci sono i giornali che parlano di te... Era questo quello che volevi, vero? (il giovane scuote ancora la testa) No?!... ma come "no"... perché "no"?!... ma chi sei per rifiutare queste cose?... dove credi di poter arrivare? a consumare la tua vita in una sudicia officina o a mettere timbri in un ufficio! rifletti bene: è un'occasione che non ti capiterà più. Che razza di giovane sei, senza ambizioni, senza fantasia?! (Il giovane, sorridendo, fa un cenno di saluto, come per andarsene. Gibi è terrorizzato) come... te ne vai così...? ma non puoi!... non puoi andartene in questo modo!... (Il giovane fa una faccia perplessa) e mi chiedi il perché?!... ma, allora, ho parlato arabo finora! mi hai rovinato, capisci... hai distrutto il mio numero, il mio lavoro... non riuscendo più a rifare l'esercizio, apparirò ridicolo agli occhi del pubblico, di mia moglie... tu hai voluto divertirti un po' e m'hai messo a terra, lo capisci? (Per la prima volta, il sorriso sparisce dalla faccia del giovane che ha ora un'espressione contrita: si stringe nelle spalle, scuote la testa, batte con la mano sulla spalla dell'altro in segno di saluto e di invito alla rassegnazione. Gibi continua a trattenerlo). Non te ne andare. Finora ho parlato soltanto io, ora tocca a te: dimmelo tu quello che vuoi, avanza tu qualche proposta... (l'altro batte col dito sul polso dell'orologio, come per dire che è tardi)... è tardi?…dove devi andare?… con chi vivi?… una moglie, una madre, un fratello... chi ti può consigliare? verrò io a spiegare, a convincere... (fissa il giovane)... Tu non lo vuoi fare il nostro mestiere, vero? (il giovane scuote la testa)... e allora regalalo questo esercizio, a uno che per vivere deve fare proprio quel mestiere. Tu avrai altre cose davanti, ma io ho soltanto quell'esercizio... che non sono capace di eseguire... l'avrai capito anche tu, ormai... a che scopo continuare a mentire?... ho sbagliato tutto nella vita .. mio padre sì che era un grande illusionista, ma è morto all'improvviso due anni fa, durante uno spettacolo... stava facendo sparire un coniglio... e invece... tac! è sparito lui. Vuoi sapere perché non mi aveva ancora insegnato i suoi esercizi? perché non si fidava di me: ecco la verità. Ero diverso allora, non avevo senso di responsabilità, non avevo problemi... pensavo solo a divertirmi, a spendere soldi... e c'era gente pronta a pagare bene per conoscere i trucchi di mio padre... e lui non era disposto a vedermi sperperare quello che gli era costato tanti anni di lavoro. Così, lui è morto e io ho ereditato bauli, paraventi, quinte con specchi, casse a doppio fondo... un'attrezzatura che non so come usare.. Ho cercato di rimettere in piedi qualcuno dei suoi giochi, ma non ci sono riuscito... hai visto anche tu, stasera, il trucco che avevo preparato: un trucco miserabile che s'è bruciato in pochi secondi... (il giovane assentisce tristemente) Capisci perché devi darmi una mano?... tu non sai cosa fartene di quell'esercizio, per me, invece, è la vita. Ho fatto molti sbagli, è vero, ma ora posso tirarmi su... non vuoi offrirmi questa possibilità? (il giovane lo fissa commosso: è quasi sul punto di parlare)... Aspetta, non ho ancora finito devi sapere tutto, fino in fondo. Tu hai visto mia moglie, vero?... è bella, vero?... io l'amo... senza di lei non riuscirei a vivere... eppure sto per perderla, lo sento... non le ho mai dato nulla finora: soddisfazioni, sicurezza, nulla. Beh, stasera mi ha buttato le braccia al collo, hai visto anche tu... non so da quanto tempo non capitava più... sai che ero li lì per svenire un'altra volta?... mi ha detto "bravo, sei stato magnifico"... capisci anche perché devo rifarlo, ad ogni costo, questo esercizio? (il giovane è veramente commosso)... Amico, ti ho parlato come a un fratello... ora sai tutto di me … ce l'hai un cuore?... allora fammela questa elemosina, altrimenti sono un uomo finito. (Il giovane ha un gesto di solidarietà verso Gibi, stringendogli la spalla. Ogni esitazione è ormai scomparsa: ha deciso di fornire quella spiegazione che l'altro attende. Ecco che incomincia a parlare, ma in quel preciso momento scoppiano gli squilli di tromba dei due clown sulla pedana della baracca accanto). Come?... (Il giovane continua a parlare, ma la sua voce è completamente ricoperta dalle trombe. Gibi lo fissa ansiosamente, per cogliere dal movimento delle labbra il senso di ciò che dice). Non capisco!... (Il giovane continua a parlare e disegna con i gesti il profilo della cassa e la sega che sta tagliando. Gibi è disperato) Non sento nulla! (corre verso la pedana dei due clown. Urlando)... Basta!... smettetela con queste trombe maledette!... (Intanto il giovane, rimasto solo davanti alla baracca di Gibi, allarga le braccia ed esce di scena. I due clown smettono di suonare, guardandosi stupiti. Gibi torna verso la sua baracca e cerca allarmato il giovane). Dove sei?... dov'è andato?... ehi!... giovanotto!... (corre fuori scena, rientra, torna a correre fuori)... dov'è andato a finire?!... (disperato)... ehi!... chi l'ha visto?!... (Intanto la baracca torna ad avanzare verso il proscenio e ad aprirsi. Gibi, affranto, distrutto, rientra nella platea). ... è andato via!... e io che non ho capito nulla!... non ho sentito nulla!... (Tira qualche calcio alle sedie, poi sale sul palcoscenico, esamina i due tronconi di cassa, li riavvicina, inserisce la lama della sega, getta via tutto scoraggiato). ... nulla... nulla!... (Fa ancora qualche gesto di dispetto, poi cava di tasca il fazzoletto per asciugarsi il sudore, ma qualcosa impaccia il suo movimento. Esamina il fazzoletto e si accorge che è legato a una serie di altri fazzoletti che gli è uscita di tasca. E' un po' meravigliato, ma scrolla le spalle, appallottola i fazzoletti e li getta in una cassetta su un tavolino vicino. Poi prende in tasca un altro fazzoletto per asciugarsi il sudore, ma trova un'altra serie identica alla prima. Questa volta è davvero stupito: appallottola anche questa serie e fa per gettarla nella solita cassetta, ma si accorge che questa è vuota. Con un filo di voce)... ma... era un gioco di mio padre, questo!... (Getta i fazzoletti appallottolati nella cassetta, rimette la mano in tasca e sfila con gesti febbrili un'altra serie, quindi apre di nuovo la cassetta e la trova vuota. Gridando, strangolato dall'emozione)... era un gioco di mio padre!... (prende dal tavolino una bottiglia e un boccale e ritorna al proscenio)… anche questo era un gioco dì mio padre… (Versa il liquido nel boccale, poi getta in alto il contenuto del boccale che si rivela pieno di coriandoli. Impazzito di gioia)... è riuscito... è riuscito!... (Corre a prendere un tavolincino con una cassetta al centro e lo porta al proscenio. Apre la cassetta che è vuota, la fa girare e la richiude)... allora, qui dentro dovrebbe apparire la mela...! (apre la cassetta che ora contiene una mela. Gridando travolto dalla felicità)... c'è!... c'è!... ma. allora... è l'eredità di mio padre. questa?!... mi ha lasciato in eredità i suoi giochi!... (barcolla a questa rivelazione e alza le braccia al cielo commosso)… grazie, pa'... grazie!... (volteggia sul palcoscenico come in un inebriante passo di danza)... tutto mio, adesso! (Prende dal tavolino un lungo foulard e lo ruota con ampio gesto del braccio, va al proscenio, lo raccoglie nelle mani e fa l'atto di lanciare la pallottola verso li pubblico, ma il foulard è sparito)... op...là!... (Fa un gesto con la mano, ed ecco apparirgli fra le dita un mazzo di carte. Prende un cilindro sul tavolino e vi getta dentro le carte)... uno... (rovescia il cilindro che appare vuoto)... e due!... (appoggia il cilindro sul tavolincino al proscenio e lo copre con un foulard)... uno… (scopre il cilindro ed estrae dallo stesso un coniglio bianco)... e due!... (corre sul palcoscenico a braccia spalancate)... tutto mio, ora!... (un pensiero improvviso lo ferma)... ma, allora, anche… (corre sul fondo, impugna un paravento e lo chiude, mostrando che dietro non c'è nessuno)… uno... (riapre il paravento, guarda verso il pubblico, poi con un gesto deciso lo abbatte)... e due!... (dietro il paravento c'è ora uno scozzese nella sua uniforme e con la cornamusa. Gibi è strabiliato)... sì... c'è!… (Lo scozzese incomincia a suonare la cornamusa e si muove facendo il giro del palcoscenico. Gibi, ubriaco di felicità, lo segue saltellando, mandando baci verso l'alto e verso il pubblico, sventolando ciò che intanto estrae dalla giacca: fiori di carta, fazzoletti multicolori, bianche colombe)... grazie, pa'... grazie!...

 

 

 

FINE

 

 

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Un'intervista all'autore

Intervento al convegno su Ruggero Jacobbi

Un cinegiornale Luce del settembre 1961