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CANI, FALCHI E FILO SPINATO

 

 

(2 parti e 3 quadri)

 

 

 

 

 

[Testo tutelato dalla Società Italiana degli Autori e degli Editori (S.I.A.E.)]

 

 

 

 

Breve sinossi:

 

Uno sciopero prolungato mette in ginocchio l’economia di un piccolo stato. Per farlo cessare si ricorre a metodi brutali e disumani. Che cosa deve fare l’osservatore straniero calato all’improvviso in questo dramma? Accettare l’accaduto e far finta di niente, oppure ribellarsi? Il protagonista ascolta la voce della propria coscienza e sceglie la via più pericolosa, ma la sola che gli permetta di sentirsi ancora un uomo.

 

Durata: due parti e tre quadri

Genere: drammatico

5 personaggi (4 uomini e 1 donna)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Personaggi:

 

Bernard

Dorticos

Carlos

Cameriere

Lucille

 

 

 

La scena

 

La terrazza di un albergo attraversata sul fondo da una ringhiera. In alto un’ampia tenda, sotto tavolini e sedie. Una porta a destra vicino al proscenio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRIMA PARTE

 

 

Primo quadro

 

 

Entra Bernard che va a gettare la giacca su una sedia, quindi si asciuga il sudore con il fazzoletto e si fa vento con un giornale. Alle sue spalle arriva il cameriere.

 

 

BERNARD

Non si respira... accidenti! fa sempre così maledettamente caldo da queste parti?

 

CAMERIERE

Sono le ore più afose della giornata, signore.

 

BERNARD

Aspettiamo che passino, allora, per respirare un po’. (siede)

 

CAMERIERE

Giù in salone, signore, c’è l’aria condizionata.

 

BERNARD

Ma c’è anche l’odore puzzolente del rhum, non si può mettere la testa là dentro. Tra il sole e il tanfo di rhum preferisco ancora il sole.

 

CAMERIERE

Se il signore desidera posso accendere un ventilatore.

 

BERNARD

E c’è bisogno di chiederlo?

 

CAMERIERE

(avvicina alla sedia un ventilatore e inserisce la spina) Gliel’ho chiesto perché alcuni non gradiscono questo tipo di fresco.

 

BERNARD

Ah, ora va meglio!

 

CAMERIERE

Che cosa posso servirle?

 

BERNARD

Una grossa birra, ma che sia ben ghiacciata.

 

CAMERIERE

Subito, signore. (esce)

 

(squillo di telefono)

 

BERNARD

(va a ricuperare il suo cellulare nella tasca della giacca) Sì, sono io, o almeno quella parte di me che non s’è ancora squagliata sotto il sole... non mi avevate detto che da queste parti fa un caldo simile... orrendo, inimmaginabile... come faranno a sopportarlo quelli che vivono da queste parti?... aria condizionata?... e quelli che stanno su per la collina, nella baraccopoli?... come dici?... che sono giornate eccezionali, e che erano vent’anni che non si toccavano certe temperature... sai che consolazione per me che devo godermele queste giornate eccezionali!... Che cos’hai detto, che non faccio che lamentarmi? Questa proprio da te non la vorrei sentire... lo sai a che cosa ho dovuto rinunciare per venire qui... eh, no, certe cose bisogna ripeterle perché entrino bene nella testa: a una vacanza con mia moglie e mia figlia ho dovuto rinunciare... l’aspettavo da due anni questa vacanza, e la preparavo da un paio di mesi... tutto pronto, tutto programmato, ed ecco la tua telefonata e tutto va in fumo... colpa del nostro mestiere, di un’emergenza improvvisa: questo lo capisco anch’io, ma non dire che mi lamento sempre... va bene, accetto le tue scuse... e ora veniamo alla nostra faccenda: il cervello, anche se è a bagnomaria, ha ripreso a funzionare. Dunque, ore dieci, appena arrivato all’hotel Astrid... sbarcato un’ora fa dal postale dopo un paio d’ore di mal di mare per una maledetta corrente nella quale siamo entrati e che ha incominciato a spingere la nave in su e in giù... appena messo piede a terra mi sono buttato subito in un bar per rimettermi a posto lo stomaco. Prima delusione: qui il caffè lo producono ma non lo sanno fare... la seconda è stata che, per la faccenda dello sciopero, allo sbarco non c’erano facchini, e io ho dovuto trascinarmi da solo il bagaglio fino a una carrozza... no, i taxi non erano in sciopero e se ho scelto una carrozza scoperta non è stato solo per respirare, ma per guardarmi un po’ intorno, anche se non avevo nessuna voglia di fare il turista. Il colpo d’occhio non è stato dei migliori: strade sporche e in disordine, gente appoggiata ai muri o seduta sui gradini delle case, senza nulla da fare se non guardare chi passava... dalla collina delle baracche scendeva il tanfo della spazzatura che non era stata ritirata; fuori dalla periferia, all’inizio della campagna, il lezzo della città diminuiva, ma incominciava quello della frutta che non era stata raccolta e marciva sotto gli alberi. Oggi è il ventesimo giorno di sciopero e non si vede un camion per le strade: solo macchine della polizia o della milizia di Ribeira. Adesso sono in attesa di incontrarmi con Dorticos e spero di sapere qualcosa di più, specialmente sulle misure che il governo vuole attuare per fronteggiare la situazione. C’è bisogno che nel paese torni la calma prima di dare il via ai lavori: è la condizione fondamentale, lo so. Appena avrò parlato con Dorticos ti farò sapere qualcosa. A risentirci. (chiude la comunicazione. Entra il cameriere con il bicchiere di birra che appoggia davanti a Bernard)

 

CAMERIERE

Ecco la sua birra, signore.

 

BERNARD

Molte grazie... ci voleva!... (beve un lungo sorso; al cameriere che fa per andarsene) aspetti un attimo, la prego... (beve un altro sorso) ...volevo chiederle qualcosa sullo sciopero...

 

CAMERIERE

Non riguarda la nostra categoria. A scioperare sono i minatori e gli addetti all’agricoltura.

 

BERNARD

La quasi totalità della forza lavoro dell’isola, mi pare.

 

CAMERIERE

L’ottanta o il novanta per cento, all’incirca.

 

BERNARD

Venti giorni di sciopero non sono uno scherzo. Come fa questa gente a resistere senza salario?

 

CAMERIERE

Hanno ricevuto qualche aiuto dai lavoratori delle isole vicine, ma non si sa fino a quando potranno contarci, anche perché si cerca di impedire questi contatti.

 

BERNARD

E non c’è in corso nessun tentativo di accordo?

 

CAMERIERE

No, signore.

 

BERNARD

E com’è possibile? Forse la trattativa avrà luogo in segreto.

 

CAMERIERE

Non c’è nessuna trattativa. Mio padre e due miei fratelli lavorano in miniera e seguono da vicino questa vicenda.

 

BERNARD

Si punta al cedimento di una delle parti, allora. Non so se la resa incondizionata sia la soluzione più conveniente: l’umiliazione dell’avversario lascia sempre rancori dietro di sé e un forte desiderio di rivincita.

 

CAMERIERE

Scusi se mi permetto, signore: lei si interessa di questi problemi?

 

BERNARD

No, io sono un giornalista e questi fatti mi riguardano per ragioni professionali. (avvicinandosi alla ringhiera) Mi tolga lei una curiosità, per piacere: che cos’è quella barriera di filo spinato qui sotto?

 

CAMERIERE

Sono i confini della proprietà Ribeira, corrono per qualche miglio e vano a finire in mare.

 

BERNARD

Ribeira, il presidente?

 

CAMERIERE

Proprio lui. Là dentro c’è la sua residenza privata, gli alloggi della sua milizia con il campo di esercitazioni. A tutti gli altri è severamente vietato l’ingresso.

 

BERNARD

Ma c’è bisogno di questa milizia? Il presidente ha la polizia a disposizione.

 

CAMERIERE

La polizia è la stessa di quando c’era il vecchio presidente Castillo.

 

BERNARD

Ho capito... però i fili spinati non garantiscono l’inaccessibilità.

 

CAMERIERE

Non ci sono solo quelli, c’è un esercito di cani feroci all’interno: di giorno, quando sono legati, si limitano ad abbaiare, ma di notte, quando vengono lasciati liberi, sono allenati a muoversi nel buio e ad azzannare in silenzio... (entra Carlos, il proprietario, e il cameriere si prepara a uscire) ... le occorre altro, signore?

 

BERNARD

No, la ringrazio.

 

CARLOS (al cameriere) Aspetta! Porta un altro ventilatore al signore... non senti che questo non basta?... ma devo dirti tutto io?! (il cameriere colloca un altro ventilatore; a Bernard) La sente la differenza? Lei non sopporta l’odore del rhum, per questo è venuto di sopra... anch’io, sa, ho fatto fatica ad abituarmi, e ho provato in ogni modo di eliminarlo, ma è stato inutile... quando l’odore ha impregnato i muri e i mobili, ci vorrebbe un tornado per spazzare via tutto. Oppure bisognerebbe eliminare i bevitori di rhum, ma questo non è possibile... (al cameriere)... che cosa fai lì impalato? Domanda al signore se i ventilatori vanno bene così collocati.

 

BERNARD

Sì, vanno bene, grazie.

 

CARLOS

Io però le consiglierei di spostarsi verso la ringhiera. Dal basso ogni tanto viene un filo d’aria che, aggiunta a quella dei ventilatori... (Bernard si sposta) ... ecco, così... (al cameriere)... puoi andare adesso, e porta una birra anche a me. (il cameriere esce; Carlos siede al tavolo di Bernard) Se permette approfitto anch’io di questo fresco. Io sono Carlos, il proprietario dell’albergo, e lei è monsieur Bernard.

 

BERNARD

C’è una camera prenotata a mio nome, vero?

 

CARLOS

Certo. Ho provveduto a far portar su il suo bagaglio.

 

BERNARD

Molte grazie.

 

CARLOS

So che lei ha un appuntamento qui con il ministro Dorticos. Il ministro è un mio vecchio amico e mi ha telefonato proprio adesso: la prega di scusarlo se ritarderà un po’.

 

BERNARD

Immagino sappia anche che cosa devo discutere con Dorticos.

 

CARLOS

Non ci vuole troppa fantasia ad immaginarselo: lei è un giornalista che vuol raccontare ai suoi lettori quello che sta accadendo da noi. Anche se non riesco ancora a capire –sia detto fra parentesi– che cosa possa trovarci di interessante, un giornale delle sue parti, in uno sciopero sulla nostra isola.

 

BERNARD

E’ uno sguardo più attento su questa parte del mondo.

 

CARLOS

Allora in questo momento qui c’è poco di bello da vedere. Chi aveva mai sentito parlare di uno sciopero, da noi o sulle isole vicine? Tutto è capitato perché qui  hanno incominciato a grattare la terra e a tirar su il minerale, tre anni fa... pensi un po’: un centinaio di pidocchiosi zappaterra che diventano minatori con la tuta, l’elmetto, la torcia elettrica sulla fronte... hanno incominciato a sentirsi qualcuno, spinti anche da quella decina di  scalmanati venuti da fuori a insegnargli il mestiere.

 

BERNARD

Un interessante esempio di bracciantato agricolo trasformato in mano d’opera operaia.

 

CARLOS

Interessante forse per lei o per i suoi lettori, ma non per noi. Un bel giorno a quelli della miniera viene in mente di scioperare, e cosa fanno per aumentare di numero e accrescere la loro forza? riescono a convincere anche quelli delle campagne che lo sciopero non sapevano neanche cosa fosse...

 

(entra il cameriere con la birra di Carlos. Il cameriere, per appoggiare il bicchiere sul tavolo, passa con le braccia davanti a Bernard)

 

CARLOS

E non chiedi permesso al signore, prima di passargli davanti?!

 

CAMERIERE

Mi scusi.

 

CARLOS

Non si possono perdere d’occhio neanche per un istante, zotici zappaterra!... (al cameriere)... sparisci!... (il cameriere esce) E io che volevo creare un locale elegante, alla moda, con la gente che abbiamo sottomano... illuso! Clienti che si riempiono di rhum fino agli occhi e camerieri cresciuti come il cotone nei campi. E’ più facile fare imparare qualcosa a un somaro. Scusi per l’incidente.

 

BERNARD

Non è il caso di prendersela per così poco.

 

CARLOS

(indicando oltre la ringhiera) Sente quest’aria?... proprio come le avevo detto... è tutt’altra cosa da quella che muovono i ventilatori... peccato che duri poco. Non è che la disturbi se mi sono seduto al suo tavolo? lei magari preferiva leggere il giornale.

 

BERNARD

Anzi, mi fa piacere scambiare quattro chiacchiere.

 

CARLOS

La ringrazio. Noi su quest’isola ci sentiamo... isolati. Non è un gioco di parole, ma la verità. Ci sentiamo tagliati fuori dai grandi fatti del mondo, e così, quando arriva qualcuno delle sue parti, cerchiamo di riprendere i contatti. Ci sono mille cose sulle quali vorremmo discutere... Per esempio: che cosa ne pensate delle crisi asiatiche o dell’est europeo con le borse che stanno crollando? ... e i conflitti nei paesi africani o balcanici, darete una mano per risolverli, oppure pensate che siano fatti loro? E i problemi del mondo islamico?… questi ce l’avete di fronte… certo che se continuano a mettere bombe nelle vostre ambasciate, come si possono migliorare i rapporti? Ma che cosa le sto chiedendo? Dovrebbe almeno essere un capo di stato per rispondere... le nostre difficoltà attuali, poi, sono un fatto microscopico in mezzo ai problemi del mondo... e, a proposito, che cosa ne dice dei paesi europei che si sono messi insieme per diventare più forti, è un bene o un male?... e il prezzo del cotone andrà su o giù? Perché è proprio questo, in fondo, che ci interessa, il prezzo di quel che produciamo di più: cotone e banane, perché il minerale, il caffè e la canna da zucchero sono poca cosa.

 

CAMERIERE

(appare sulla porta e si rivolge a Carlos ritirandosi subito dopo) La chiamano al telefono, signor Carlos.

 

CARLOS

Riprenderemo più tardi la discussione. Ora devo andare, mi scusi. (esce)

 

BERNARD

(compone un numero sul suo cellulare, ma aspetta un po’ prima di ottenere la comunicazione) ... pronto... ci sei, allora?... stavo per chiudere, non speravo più di poterti parlare: pensavo che tu fossi ancora offesa e non volessi rispondere... ah, non ti è ancora passata! … via, Lucille, ti pare il caso di tornarci ancora su?… è un discorso concluso, mi sembra… per te non ancora… va bene, ne parleremo in un altro momento…dimmi di te e della bambina adesso… ah, eri in mare quando hai sentito lo squillo e sei schizzata su grondando acqua da tutte le parti... io invece grondo sudore dalla nuca, dalla fronte, da tutto il corpo... mi sento addosso la camicia inzuppata... sì, qui fa un caldo disperato, insopportabile... pensa un po’ se avessi portato anche voi in quest’inferno!... No, non voglio ricominciare, so che non l’hai ancora digerita, purtroppo, e non mi sogno davvero di tornarci sopra… Dovrei farla finita una buona volta con questo maledetto mestiere che mi sbatacchia per il mondo: sarebbe più che legittimo pensare a un posto tranquillo da dove poter guardare gli altri che si scatenano su aerei, navi e treni… non mi credi sincero?… dici che non ce la farò mai a piantare tutto? E invece ci rifletto seriamente: avremo tempo di parlarne… raccontami della bambina adesso… è accanto a te e sta giocando con la sabbia... ah, come vorrei essere anch’io lì con voi a guardare il mare azzurro e la sabbia candida con gli alberi che scendono fin sulla riva: non c’è niente che desidero di più, te lo giuro... e adesso che succede?... sento la bambina che piange... ha visto una bestiolina nera nella sabbia e ha avuto paura... è venuta a rifugiarsi fra le tue braccia... dille che non è niente e dalle un bacio per me... (entra Dorticos che avanza verso Bernard) ... devo chiudere ora, ti richiamerò più tardi... (chiude la comunicazione e avanza verso Dorticos tendendo la mano)... mister Dorticos?...

 

DORTICOS

(stringendo la mano) Piacere di conoscerla, monsieur Bernard. Mi scusi per il ritardo, ma la priorità di certi impegni può a volte sconvolgere anche le migliori abitudini.

 

BERNARD

Non deve scusarsi di niente. Capisco perfettamente.

 

DORTICOS

(prendendo posto al tavolo di Bernard) Lei si è creato un angolo fresco... (al cameriere che s’è avvicinato)... una birra anche per me. (il cameriere esce) Ha fatto bene a salire in terrazza.

 

BERNARD

Giù l’odore di rhum è insopportabile.

 

DORTICOS

La bevanda di queste parti. Ma ha fatto bene a salire anche per un’altra ragione: qui non ci sono orecchie curiose in ascolto.

 

BERNARD

A quello proprio non avevo pensato.

 

DORTICOS

E’ una misura precauzionale. (dopo un profondo respiro) Aria di mare, sente? viene di laggiù, oltre quei campi di cotone arroventati. Da quella parte il mare è sempre agitato, per via di una corrente sotterranea che fruga nel profondo e porta in superficie aromi acuti ed essenze sconosciute. Quando il vento è lieve e soffia in questa direzione, tutta l’isola è investita da questo profumo. Allora, anche a occhi chiusi si può sapere dove siamo. (entra il. cameriere che porta la birra ed esce. Dorticos beve un lungo sorso) E’ la prima volta che lei viene qui, vero?

 

BERNARD

Infatti.

 

DORTICOS

Non avrà ricevuto una grande impressione. Ma dovrebbe visitarla in un periodo normale, la nostra isola, quando è affollata dai turisti e il caldo non è così atroce. Allora varrebbe la pena dare un’occhiata alla spiaggia gremita di locali alla moda, o nei dintorni del casinò dove si svolge la vita notturna: qui arrivano famosi complessi rock e balletti con soubrettes e cantanti internazionali. Ha visto, invece, in che stato è ridotta di questi tempi?

 

BERNARD

Venti giorni di sciopero che si fanno sentire.

 

DORTICOS

(indicando col braccio) Lassù c’è qualcuno che ci osserva.

 

BERNARD

Come dice?... (guardando)... ah, sì, c’è un falco nel cielo.

 

DORTICOS

Osservi le sue ruote lente, sicure, perfette... sembrano disegnate da un compasso...

 

BERNARD

... controlla il suo territorio... neanche il più piccolo particolare riesce a sfuggirgli...

 

DORTICOS

... sa di essere il padrone assoluto, incontrastato... forse considera anche noi sottoposti al suo dominio.

 

BERNARD

Non ostenterebbe altrimenti una sicurezza così spavalda, provocatoria.

 

DORTICOS

Che macchina perfetta è il falco! vista acutissima, volo potente, attacco fulmineo.

 

BERNARD

Una macchina perfetta per aggredire.

 

DORTICOS

E c’è un’operazione più importante nel nostro regno animale?

 

BERNARD

Nostro?!... già!... davvero nostro.

 

DORTICOS

Lei è sbarcato stamani dal postale e, immagino, abbia già riferito le sue prime impressioni.

 

BERNARD

Di quel poco che ho potuto vedere finora, naturalmente. Ci sono altre cose che devo ancora capire. Per esempio, circola una strana atmosfera di attesa, come se qualcosa dovesse accadere all’improvviso.

 

DORTICOS

Ci si rende conto che lo sciopero non può continuare e tutti si interrogano sulle misure che verranno prese per stroncarlo.

 

BERNARD

Ci sono delle misure allo studio, allora?

 

DORTICOS

In una fase più avanzata, diciamo. Stiamo discutendo sulla loro applicazione.

 

BERNARD

Ci sarà un incontro fra le parti interessate, dunque?

 

DORTICOS

Un incontro, e a che scopo? Quello che chiedono gli scioperanti lo sappiamo e non abbiamo bisogno di sentircelo ripetere.

 

BERNARD

Ma loro non conoscono ciò che siete disposti a concedere, non sanno nulla della vostra controproposta.

 

DORTICOS

Quale controproposta? Noi non abbiamo nessuna concessione da fare. O vogliamo ritrovarci fra qualche mese al punto di oggi? E poi, quale esempio sarebbe per i lavoratori delle isole vicine? Tutto resta così com’è, almeno fino a quando noi non decideremo altrimenti... (una pausa. I due bevono lunghi sorsi delle loro birre)

 

BERNARD

Una resa senza condizioni. Pensa che sia facile da raggiungere e, soprattutto, da mantenere? Io non sono qui per dare lezioni, mister Dorticos, ma mi sembra improbabile che gli scioperanti tornino al lavoro senza neanche la speranza di un miglioramento. Da ottenere in futuro, magari.

 

DORTICOS

Nessuna promessa, monsieur Bernard. Potrebbe sembrare un atto di debolezza, e non c’è nulla di più pericoloso in questo momento. Lo sa perché è caduto il presidente Castillo?

 

BERNARD

Perché a un certo punto gli è mancato un adeguato appoggio internazionale.

 

DORTICOS

Quello è stato l’effetto, ma la causa va cercata altrove: nella arrendevolezza alle richieste della base va cercata, nella perenne trattativa portata avanti con l’illusione di raggiungere la pace sociale. Il presidente Ribeira non commetterà lo stesso errore: fermezza assoluta è la sua parola d’ordine.

 

BERNARD

La situazione, allora, non potrà migliorare rapidamente.

 

DORTICOS

Al contrario. Dimentica le misure che verranno applicate.

 

BERNARD

Di cosa si tratta?

 

DORTICOS

E’ un’operazione segretissima. Lei, sono certo, non vorrà insistere per farmi parlare.

 

BERNARD

Che cosa dovrò dire ai nostri amici che vorranno conoscere i particolari dell’operazione?

 

DORTICOS

Dica che lo sciopero avrà termine in breve tempo. Questo a loro deve bastare.

 

BERNARD

E’ un’assicurazione tranquillizzante. Lei sa bene che si tratta di installazioni ampie come non ne esistono da queste parti.

 

DORTICOS

L’isola è stata scelta come base per tutta la zona.

 

BERNARD

Appunto. Una base che non servirà solo agli elicotteri, ma anche ad aerei a decollo verticale. Poi ci saranno hangar per il ricovero degli apparecchi, officine per la riparazione e la manutenzione, gli alloggi per il personale addetto e, infine, gli impianti di sicurezza.

 

DORTICOS

La zona che ospiterà tutto questo è già stata scelta: non resta che iniziare la spedizione dei materiali.

 

BERNARD

Sono qui proprio per questo, mister Dorticos, per dare il via all’operazione.

 

DORTICOS

Avrà luogo una manifestazione solenne con partecipazione popolare, discorsi, tagli di nastri e via di seguito. Ci sarà anche il presidente Ribeira e, naturalmente, speriamo anche nella presenza dei nostri amici.

 

BERNARD

Non mancheranno di certo, una volta decisa l’attuazione del piano.

 

DORTICOS

Una volta deciso…? Vuol dire che non è ancora certo?

 

BERNARD

Il complesso deve sorgere in una situazione socialmente tranquilla. Io tengo in gran conto le sue assicurazioni ma, lei che conosce il mio compito, capirà che sarò costretto a far presenti certe perplessità.

 

DORTICOS

Non avete più bisogno della base, dunque?

 

BERNARD

Al contrario, solo che l’inizio dei lavori potrebbe essere ritardato, in attesa della pacificazione sull’isola.

 

DORTICOS

Non ci sarà nessun ritardo, allora. (un improvviso e violento scoppio di latrati) Che diavolo sta succedendo?! (si avvicina alla ringhiera)

 

BERNARD

(anche lui si avvicina alla ringhiera) Qualcuno che tenta di varcare il filo spinato?

 

DORTICOS

Escluso. E’ impossibile superare la barriera, di giorno o di notte. Forse qualcuno s’è avvicinato un po’ troppo.

 

BERNARD

Ecco, si sono calmati. (tornano tutti e due ai loro posti)

 

DORTICOS

Mi rendo conto della sua posizione e la rispetto. Riferisca pure quello che crede opportuno, ma lasci le conclusioni in sospeso: avrà modo prestissimo di riconsiderare il problema. Abbia fiducia, monsieur Bernard, quest’isola avrà presto l’eliporto che vi sta a cuore.

 

BERNARD

Me l’auguro anch’io.

 

DORTICOS

E la merce che dobbiamo ricevere?

 

BERNARD

Arriverà domani col postale della notte, proprio come era stato chiesto, e verrà collocata in normali cassette di rhum fasciate da regolari etichette.

 

DORTICOS

In questo momento non è prudente far sapere che cosa riceviamo. E’ una fortuna che i facchini siano in sciopero, così nessuno si stupirà se allo scarico provvederà la milizia. E, che cosa comprende la spedizione?

 

BERNARD

(cava uno stampato dalla tasca della giacca) Automat 95, i più recenti: leggeri, precisi, devastanti.

 

DORTICOS

E per l’inconveniente che si era verificato negli altri modelli?

 

BERNARD

L’inceppamento a canna calda? Superato. E’ stato montato un dispositivo sicuro che isola ogni proiettile dall’ingresso all’uscita, anche nelle prestazioni a raffica. (entra Carlos che si avvicina a Dorticos. e’ molto agitato)

 

DORTICOS

Qualcosa che non va?

 

CARLOS

Ha telefonato Ovidios: in centro sono tutti preoccupati... circolano gruppi poco rassicuranti... per ora si guardano in giro e parlottano fra loro, ma non si sa che cos’abbiano in mente.

 

DORTICOS

C’è la polizia a pattugliare le strade, no?

 

CARLOS

La gente non si sente sicura lo stesso. Hanno paura che l’acqua venga a mancare, e che si interrompa l’erogazione della corrente elettrica.

 

DORTICOS

Non accadrà niente del genere.

 

CARLOS

Intanto ho fatto abbassare le saracinesche dell’albergo. Per entrare dovranno usare la forza.

 

DORTICOS

Ma di chi stai parlando?

 

CARLOS

Di quelli laggiù... prova a dare un’occhiata… (porge un binocolo; Dorticos si avvicina alla ringhiera e guarda)... sono riuniti là in fondo... tutti ammassati davanti alla casa del lavoratore. Chissà che cosa stanno progettando.

 

DORTICOS

Ma che cosa vai a pensare?… non vedi che stano tutti tranquilli ad ascoltare i loro caporioni… quattro o cinque teste calde che si pavoneggiano nella situazione che sono riusciti a creare... eccoli lì in prima fila.

 

CARLOS

Sanno che ti trovi qui e stanno preparando un’azione contro di te.

 

DORTICOS

Calmati, Carlos, o il nostro amico avrà l’impressione di trovarsi sulla cima di un vulcano che sta per eruttare.

 

CARLOS

Come fai a essere così tranquillo?

 

DORTICOS

E tu come fai a essere così agitato?

 

CARLOS

Basta guardare le loro facce per sentirsi un coltello alla gola.

 

DORTICOS

Il nostro Carlos ha una fantasia piuttosto vivace.

 

CARLOS

Sono al limite della resistenza e un’azione disperata è più che possibile.

 

DORTICOS

Qualunque loro movimento è sotto controllo. La polizia pattuglia tutta la strada e, alle spalle della casa del lavoratore, la nostra milizia è pronta a intervenire.

 

BERNARD

E’ in corso un comizio. Dunque si tratta soltanto di parole, non di atti di violenza.

 

DORTICOS

Lo senti Carlos? Monsieur Bernard ha perfettamente ragione.

 

CARLOS

Soltanto parole, ma non sono proprio quelle che spingono alla violenza? (porge il binocolo a Bernard)... guardi anche lei: si sente rassicurato? Che cosa ci vuole perché quelle parole si trasformino in fatti?

 

BERNARD

Ci vuole un’immaginazione sbrigliata come la sua.

 

DORTICOS

Cerca di calmarti un po’, amico mio.

 

CARLOS

Forse le mie preoccupazioni sono esagerate. Io, però, avrei già dato l’ordine alla polizia e alla milizia di intervenire... per precauzione, s'intende.

 

BERNARD

E alla popolazione dell’isola, come si potrebbe spiegare il perché dell’intervento?

 

DORTICOS

Eccolo il vero problema, e chi governa non può dimenticarlo. Lei ha capito tutto, monsieur Bernard. Ci vedremo più tardi. Adesso devo andare.

 

CARLOS

Non vorrai passare con la tua macchina lì davanti, per caso.

 

DORTICOS

E perché non dovrei?

 

CARLOS

Passare in mezzo a loro con una macchina che ha i contrassegni del governo, può sembrare una provocazione.

 

DORTICOS

Non ci sono altre strade per arrivare al mio ufficio.

 

CARLOS

Fatti almeno scortare dalla polizia. Sei armato? e il tuo autista, lo è?

 

DORTICOS

Nessuna paura, Carlos, non accadrà niente. A presto. (va verso l’uscita seguito da Carlos che gli parla dietro)

 

CARLOS

Al primo accenno di pericolo torna subito indietro... (si avvicina alla ringhiera)...ma come si fa, dico io, a rischiare la propria vita in questo modo... (riprende il binocolo e segue dall’alto il percorso della macchina di Dorticos)... è già in moto e avanza lentamente... qui la strada è sgombra e potrebbe accelerare un po’... così... bene... ci siamo, è quasi arrivato in fondo... che cosa faranno quegli sciagurati, gli sbarreranno la strada... bloccheranno la macchina?… no... guarda un po’... si spostano per lasciarla passare... ci vuole un bel fegato, però: io non avrei avuto il coraggio... ecco, credo che il peggio sia passato... sì, ce l’ha fatta!

 

BERNARD

(prendendo la sua giacca) Vado anch’io a dare un’occhiata.

 

CARLOS

Ma dove va ?... chi glielo fa fare, scusi?

 

BERNARD

E’ il mio mestiere, sono un giornalista, no?

 

CARLOS

Io lo manderei al diavolo il mestiere, con tutto il giornale, in un momento come questo.

 

BERNARD

A presto. (esce)

 

 

BUIO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SECONDA PARTE

 

 

Secondo quadro

 

 

(Si riaccendono le luci; la stessa scena. Sono passate poche ore. Bernard entra con la giacca in mano: è molto accaldato e va a collocarsi davanti ai ventilatori che accende. Entra il cameriere.)

 

 

CAMERIERE

Ha bisogno di qualcosa, signore?

 

BERNARD

Di respirare prima di tutto. Ma non finisce mai il caldo da queste parti?

 

CAMERIERE

Non in questa stagione. Di notte, però, quando si alza la brezza che viene dal mare...

 

BERNARD

E soprattutto quando non si cammina tutto il giorno come ho fatto io.

 

CAMERIERE

Ha visitato la città?

 

BERNARD

Completamente. Fuori e dentro le mura spagnole. Ho trascurato solo le parti spiaggia e casinò: quelle sono zone per turisti e non mi interessano.

 

CAMERIERE

E’ salito sulla collina delle baracche?

 

BERNARD

Certo, e ho parlato a lungo con la gente. Sono sceso fino alla miniera, là ho trovato qualche difficoltà: i minatori non si fidavano troppo di me. Ho faticato un po’ a convincerli che io non ero contro di loro e che le mie domande avevano solo lo scopo di informarmi sulle loro condizioni di lavoro.

 

CAMERIERE

Due mesi fa c’è stata una sciagura con quattro morti. La direzione della miniera aveva la responsabilità dell’accaduto, ma tutto è stato tenuto nascosto: si è parlato di incidente per cause naturali.

 

BERNARD

I minatori mi hanno chiesto di far conoscere la verità all’estero, e io ho preso l’impegno. Poi, tornando qui. Mi sono fermato alla casa del lavoratore e ho intervistato il comitato degli scioperanti. Ho ascoltato le richieste che hanno avanzato e le ho trovate ragionevoli. Dorticos sbaglia a non voler trattare con loro: è gente seria che agisce col consenso della popolazione dell’isola...

 

CAMERIERE

(interrompendo bruscamente) Un momento!... (corre alla porta, ascolta, poi ritorna al tavolo di Bernard)... mi scusi, m’era parso di sentire qualcuno sulla scala... bisogna stare molto attenti, qui il padrone ha le orecchie lunghe e la lingua ancora più lunga. Certe cose si possono pensare, ma dirle è pericoloso.

 

BERNARD

Non per me certamente. Io sono qui proprio per occuparmi di questi problemi.

 

CAMERIERE

Ma ne scriverà su un giornale che certamente non arriverà sull’isola.

 

BERNARD

Però, posso avere una certa influenza sul governo Ribeira.

 

CAMERIERE

E ne potrebbe derivare un aiuto per noi?

 

BERNARD

Io non sono un filantropo, ma so che le ingiustizie, in un modo o in un altro, si ritorcono sempre su tutti.

 

CAMERIERE

Io avrei parecchio da raccontarle, ma non è possibile: qui sono sempre sorvegliato, e fuori di qui sarebbe ancora più pericoloso: i suoi movimenti, così come i miei, sarebbero puntualmente controllati.

 

BERNARD

Ma forse certi contatti non sono necessari: mi sono già reso conto di parecchie cose; basta un po’ di esperienza per andare avanti da solo: sono abituato a valutare situazioni del genere e... (il cameriere che stava tenendo d’occhio la porta fa un gesto per annunciare un pericolo, subito dopo corre verso il tavolo. Entra Carlos)

 

CAMERIERE

Non le occorre altro, signore?

 

BERNARD

No, grazie.

 

(il cameriere esce; Carlos lo guarda con sospetto e si avvicina al tavolo)

 

CARLOS

Non si fidi troppo di lui: è un elemento da tenere d’occhio. La stava annoiando, forse?

 

BERNARD

Al contrario, mi stava mettendo al corrente del clima che c’è da queste parti. Il caldo comincia a preoccuparmi. E pensare che mia moglie sarebbe voluta venire qui con la bambina.

 

CARLOS

Anche qui ci sono luoghi dove il caldo si sente di meno. La spiaggia, per esempio, è investita sempre dalla brezza marina. Poi, aria condizionata in tutti i locali, senza bevitori di rhum, per fortuna.

 

BERNARD

Mi sarebbe piaciuto averle qui tutte e due, e ho fatto fatica a non lasciarmi commuovere, ma quando lavoro preferisco sempre esser solo per potermi muovere meglio.

 

CARLOS

Ha trovato materiale per il suo giornale durante la passeggiata?

 

BERNARD

Direi di sì. L’isola è ricca di folclore ed è questo, in fondo, quello che interessa di più ai lettori.

 

CARLOS

Ma lei questo folclore non è andato a cercarlo nei posti giusti, se ha visitato la collina delle baracche, per esempio, oppure la miniera o la casa del lavoratore.

 

BERNARD

Vedo che tutti i miei spostamenti sono stati scrupolosamente annotati.

 

CARLOS

Qui il passatempo preferito è occuparsi dei fatti degli altri. Ma, tornando al folclore, dovrebbe vedere che cosa succede per la festa del patrono: balli di giorno e di notte, gare sportive, orchestrine scatenate: la gente sembra impazzita. Quest’anno, però, non credo ci sarà troppa animazione: questo maledetto sciopero in corso fa passare la voglia di festeggiare.

 

BERNARD

Lo sciopero dovrà pure finire.

 

CARLOS

Quando finiranno quelli che l’hanno voluto.

 

BERNARD

E perché non le condizioni che l’hanno provocato?

 

CARLOS

Lei è dalla parte di quegli sciagurati, per caso?

 

BERNARD

Io sono dalla parte dei salari equi, della scuola per i ragazzi, dell’assistenza per i malati e gli anziani.

 

CARLOS

Tutti vogliamo andare da quella parte, ma non ci si arriva certo con la violenza. (uno scoppio improvviso di latrati fa avvicinare i due alla ringhiera)

 

BERNARD

Qualcuno che s’è avvicinato troppo allo sbarramento?

 

CARLOS

Qualcuno che si diverte a farli inferocire, gettando sassi o bastoni al di là del filo spinato. (i latrati cessano e i due tornano al tavolo)

 

CARLOS

Lasci passare questo periodo di caldo, monsieur Bernard, e venga sull’isola con sua moglie e sua figlia. Le assicuro che qui la vita è dolce e piacevole. Le preoccupazioni delle città di provenienza qui spariscono d’incanto: tutto è lontano, dimenticato, inesistente. Scioperi e altre prepotenze non ci appartengono, non fanno parte del nostro vocabolario. (scoppio di latrati, ma questa volta più soffocati)

 

CARLOS

(in piedi davanti alla ringhiera) Sono più lontani questa volta… sa che sentirli mi fa bene? Mi dànno un senso di sicurezza. E ce ne vuole di sicurezza in questi giorni! Viviamo nella paura e nell’incertezza. Oggi è entrata in sciopero un’altra categoria, quella degli addetti alle pompe di benzina. Non sono in molti sull’isola, ma il disagio che provocano è grosso. Se dovesse scioperare anche il personale alberghiero, sarei costretto a chiudere. Lei che è entrato in confidenza con il cameriere, ha saputo qualcosa da lui?

 

BERNARD

Non ne ha parlato proprio.

 

CARLOS

Non si è sbottonato. E’ furbo il nostro tipo… lei non lo conosce bene e non sa di che pasta è fatto. E’ una famiglia di minatori la sua… il padre e due fratelli… lui non è sceso in miniera per ragioni di salute… io conosco sua madre e mi sono fatto convincere a prenderlo qui, e guardi come mi ricompensa: parla alle mie spalle e mi spia. Chissà che cosa le ha raccontato di me.

 

BERNARD

Assolutamente nulla.

 

CARLOS

Lei non vuole danneggiarlo, ma è tutto inutile. Sono costretto a tenerlo qui finché non cambia la situazione, ma appena le cose saranno a posto, via! Una serpe in seno non la vuole nessuno (il cameriere appare sulla porta; a Carlos)

 

CAMERIERE

La vogliono al telefono, signor Carlos.

 

CARLOS

Mi scusi. Non è mai possibile stare un momento tranquilli. (esce col cameriere. Bernard compone un numero sul cellulare)

 

BERNARD

Igor?… aspettavi di sentirmi?… no, non sono stato sulla spiaggia a fare la corte alle turiste… non ne avrei neanche voglia, del resto: qui il caldo continua a infuriare senza pietà… stai tranquillo, però, le idee sono chiare. Dunque, lo sciopero ha letteralmente stroncato la vita dell’isola e io volevo scoprire perché è scoppiato e se c’erano segni di cedimento… no, non ci sono… c’è invece la determinazione a farlo continuare. Le ragioni dello sciopero? le stesse, identiche ragioni che affliggono questa zona del mondo: bassi salari, sfruttamento eccessivo, scarsa assistenza sociale, metodi autoritari… come dici? che  non devo lasciarmi coinvolgere dai sentimenti?… e come si fa a restare insensibili davanti a queste situazioni? Ribeira e il suo governo dimostrano chiaramente la loro inettitudine in questa circostanza… è un giudizio troppo duro? Cosa ne dici, allora, della decisione che hanno preso di rifiutare ogni trattativa?… non è affar nostro? a noi interessa soltanto valutare la capacità del governo dell’isola di difendere le nostre installazioni. E’ la prima volta, Igor, che mi chiedi un giudizio così… come dire… spregiudicato… non è colpa tua? Lo so… un giorno ci prenderemo lo sfizio di risalire la corrente per vedere a chi affibbiare tutta la colpa… no, non sto facendo il moralista… che cos’è che vuoi sapere? in che modo saranno difese le nostre installazioni?… cani e filo spinato… che cosa voglio dire?… niente di importante… considerazioni personali… sì, per il momento polizia e milizia riescono a controllare il malcontento, ma ci riusciranno anche in futuro?… sì, ho parlato con Dorticos che, dopo avere escluso qualunque idea di trattativa… mi ha detto di misure che verranno applicate per sbloccare la situazione, però non mi ha voluto spiegare di che cosa si tratta e io non posso esprimermi in proposito… anzi, se devo essere sincero, ti dirò che non ho alcuna fiducia… no, non è pessimismo il mio, ma una fredda valutazione dei fatti che abbiamo davanti… cosa c’è, non ti fidi più del mio giudizio? Per cosa mi mandate in giro, allora? basta leggere i comunicati degli uffici stampa interessati, no?… non sto perdendo la calma, solo che, dopo tutti gli anni che lavoriamo insieme, pensavo di avere diritto a un po’ più di fiducia da parte tua… non mi sono lasciato coinvolgere, come dici tu: ho gli occhi aperti e faccio funzionare il cervello… nessun sentimentalismo: la mia è analisi nuda e cruda… la situazione è pericolosa e, al momento attuale, non vedo una soluzione rassicurante. Non posso chiedere un colloquio con Ribeira: Dorticos si sentirebbe scavalcato e mi creerei un nemico mortale… non ci resta che aspettare per vedere come si metteranno le cose… non abbiamo tempo? ma non siamo in guerra, perdio!… insomma, se non vi fidate di me, che cosa ci sto a fare qui?! Ti rendi conto che il paese è sconvolto da gravi turbamenti sociali o addirittura insurrezionali? che fine farebbero, ora qui, le vostre installazioni?… ho detto vostre invece di nostre?… non me ne sono accorto… sarà un caso o un inconscio ripensamento ai nostri rapporti?… Bene… aspetto tue notizie. A risentirci. (chiude la comunicazione; ha qualche gesto di dispetto e muove qualche passo sulla terrazza, finalmente riprende il cellulare e compone un numero. Ecco che il suo atteggiamento si rasserena)… Lucille… ciao, cara… sei sulla spiaggia con la bambina?… cosa c’è, non hai voglia di parlare?… la bambina ha sonno e la fai sdraiare sul lettino da spiaggia?… va bene, chiamami tu quando s’è addormentata… (chiude la comunicazione e resta in attesa; dimostra un certo nervosismo. Un nutrito latrare di cani richiama la sua attenzione. Va a guardare oltre la ringhiera, poi torna al suo tavolo. Riprende il cellulare e compone un numero)… t’eri dimenticata di me, Lucille?… non ti va di parlare… che cos’è successo?… s’è addormentata la bambina?… vuoi chiudere la comunicazione… ma perché, se la bambina dorme?… pronto… pronto… (la luce si concentra su una zona della terrazza, mentre tutto il resto rimane in ombra. Lucille entra nel raggio di luce: è vestita da spiaggia; prende dalla zona in ombra una sedia a sdraio, l’apre, siede e spalanca un libro che incomincia a leggere. Nel raggio di luce ora entra anche Bernard con la giacca in mano e facendosi vento con il giornale)… è un piacere vederla dormire nel lettino sotto l’ombrellone… un vero amore nel suo costumino rosso, tutta abbronzata dal sole… ah! si respira qui da voi… da me, invece, il solito inferno di caldo; ma ormai mi sono rassegnato e comincio quasi a non accorgermene più... è qui che passate le vostre giornate… la vita d’albergo non fa per te e Minou si diverte un mondo sulla spiaggia… non è vero, cara?… (Lucille continua a leggere senza sollevare la testa)… sto parlando con te, Lucille, non vuoi rispondere?… sei ancora offesa per quello che è successo?… ma non è dipeso da me, tesoro, e non merito la tua punizione. Io ho bisogno di sentirti vicina, adesso, per una decisione che devo prendere, per la nuova situazione che potrebbe aprirsi davanti a noi… su, alza la testa, non ti fidi delle mie parole, credi che sia una delle solite promesse che ti ho fatto? Questa volta cercherò di andare fino in fondo, puoi crederci… se tu mi darai una mano, si capisce… rispondimi, cara, non umiliarmi ancora con il tuo rifiuto di parlarmi, di guardarmi addirittura… (cerca di abbracciarla mentre Lucille sfugge al contatto)

 

LUCILLE

Lasciami stare… sei tu che vuoi umiliarmi, adesso…

 

BERNARD

Ma che cosa dici!

 

LUCILLE

… non vuoi rispettare il mio risentimento, come se non fosse giustificato.

 

BERNARD

Io ti comprendo, invece, e rispetto la tua irritazione: hai il sacrosanto diritto di lamentarti e di tenermi il broncio, ma solo per un poco. Subito dopo il malumore deve lasciare il posto alla comprensione: è stato il mio mestiere a imporci questi sacrifici.

 

LUCILLE

Il mio mestiere, che parola magica! Basta quella per ricacciarmi in gola qualsiasi protesta. Il mio mestiere… e perché non lo pianti, una volta per tutte?!

 

BERNARD

Piano, cara, vuoi svegliarla?

 

LUCILLE

Non c’è più pericolo, posso alzare la voce.

 

BERNARD

E perché vuoi farlo? Sei così carina quando parli tranquillamente con il viso disteso e gli occhi sereni.

 

LUCILLE

Il vecchio sistema in funzione, vero? La carezza al momento giusto per far dimenticare il problema principale.

 

BERNARD

Ma no, cara, non voglio eludere il problema, lo sai, ne abbiamo già parlato a lungo, perfino bisticciati ci siamo, il primo, unico bisticcio fra noi… la carezza, come la chiami tu, mi è venuta spontanea… ma ti domando scusa, so che non vuoi essere vezzeggiata come una bambina: è a una donna che parlo e sono pronto a riconoscere i tuoi diritti, ad ascoltare le tue ragioni.

 

LUCILLE

Sei un campione di ipocrisia, Bernard: le carezze non funzionano e allora cerchi di stimolare il mio amor proprio.

 

BERNARD

Ebbene sì, hai scoperto il mio gioco. Non voglio affrontare questo problema, l’hai capito, ma c’è una ragione in questo continuo tentativo di rimandarlo.

 

LUCILLE

Una ragione, e quale?

 

BERNARD

Sono sul punto di prendere un’importante decisione.

 

LUCILLE

E non me ne vuoi parlare?

 

BERNARD

Prima devo avere tutto ben chiaro in mente, non vorrei crearti delle illusioni, nel caso dovessi rinunciare.

 

LUCILLE

Ho capito. E’ successo anche pochi giorni fa, ricordi? parlavi di piantare il tuo lavoro e di incominciare una vita nuova… avevi anche deciso di venire con noi in vacanza… tutto programmato fin nei minimi particolari… già un piede sull’aereo, si può dire, ed ecco una telefonata: tutto a monte, cancellato inesorabilmente, non la più piccola possibilità di dissentire, di negarsi… ed io che devo partire da sola con la bambina, senza capire che cosa sta succedendo, senza sapere quale avvenimento catastrofico devo ringraziare…

 

BERNARD

Devo ripeterti ancora le stesse cose?

 

LUCILLE

… era così indispensabile la tua presenza? Che cosa sarebbe successo altrimenti, un terremoto, un’alluvione?

 

BERNARD

Forse qualcosa che poteva essere paragonata a queste sciagure.

 

LUCILLE

Vuoi farmi paura? Io non posso immaginarti così potente e minaccioso.

 

BERNARD

Io non ho mai minacciato nessuno.

 

LUCILLE

E’ la faccia nascosta del potere la minaccia. Te la senti di sopportare responsabilità così mostruose?

 

BERNARD

Io sogno la tua vita accanto alla bambina, sulla riva del mare fresco e profumato; il potere non mi attrae di certo, e nemmeno la minaccia che contiene, come dici tu.

 

LUCILLE

E perché, allora, perché accetti il tuo mestiere?

 

BERNARD

Lo sto allontanando dai miei pensieri.

 

LUCILLE

Ma l’hai accettato finora, perché?

 

BERNARD

Mio padre ha passato la vita nelle ambasciate del nostro paese, è stato sbattuto in tutte le regioni del mondo, a nord e a sud, a est e a ovest, si è trovato coinvolto in due guerre e in una mezza dozzina di rivoluzioni, ha subito attacchi e attentati, ferito due volte, preso in ostaggio altre due. Si è mai chiesto il perché?

 

LUCILLE

Era un impegno politico il suo, un servizio reso alla patria, ma che cos’è il tuo, soltanto un mestiere del quale non ho ancora scoperto la natura e lo scopo.

 

BERNARD

Lavoro per la collocazione di alcuni paesi in un ordine più giusto ed equilibrato.

 

LUCILLE

E come riesci a raggiungere l’obiettivo?

 

BERNARD

Studiando le loro economie, dando consigli utili quando ce n’è bisogno.

 

LUCILLE

E inviando loro armi, non è vero?

 

BERNARD

Solo in casi eccezionali è avvenuto.

 

LUCILLE

L’hai mandate o no queste armi?

 

BERNARD

Quando erano necessarie alla sicurezza degli stati.

 

LUCILLE

E quando occorrevano per l’invasione di un paese vicino. Come è successo in Africa, dove ti trovavi l’anno scorso.

 

BERNARD

Non ho rimorsi per quello. L’invasione era indispensabile per portare aiuto a una popolazione che stava per essere annientata, forse per salvare una razza dall’estinzione.

 

LUCILLE

Sono aumentate di tono le tue parole: ecco perché ho parlato di potere e di minaccia.

 

BERNARD

Devi portarlo a termine ad ogni costo il tuo lavoro, anche quando è cresciuto di misura e ti sembra insostenibile per le tue forze.

 

LUCILLE

E non hai mai avuto dubbi o problemi di coscienza?

 

BERNARD

Non mi hanno mai lasciato, quelli: un continuo dialogo fra i miei principi e ciò che avevo intorno.

 

LUCILLE

Per arrivare dove?

 

BERNARD

L’ho cercata a lungo, Lucille, disperatamente, una linea di luce che mi guidasse alla verità accertata, indiscussa. Ma non si possono sempre rintracciare i giusti segni in una vicenda così aggrovigliata. Ti sembra di riuscirci, a volte, ma all’improvviso tutto ti sfugge di mano e ti ritrovi al punto di partenza.

 

LUCILLE

Il punto di partenza: eccola la soluzione, Bernard! Un’occasione da non perdere: ritornare a essere quello che eravamo quando ci siamo conosciuti.

 

BERNARD

E pensi che sia ancora possibile?

 

LUCILLE

Certo che è possibile! basta che ci sia la voglia di piantar tutto.

 

BERNARD

Quella non manca, Lucille, ora ne sono veramente sicuro…

 

LUCILLE

Vuoi dire che…?! … ho inteso bene, Bernard?!

 

BERNARD

Sì, cara, ho preso finalmente una decisione. Una scelta faticosa: non è facile staccarsi dalla propria vita.

 

LUCILLE

Ma la tua vita è qui con noi, fra le cose semplici e delicate: tua figlia, tua moglie, la nostra casa. Non devi più occuparti del destino dei popoli.

 

BERNARD

Gli ideali sono finiti da un pezzo.

 

LUCILLE

E che cosa resta, allora, un mestiere da portare avanti, un’abitudine.

 

BERNARD

Forse, a trattenermi finora è stata la paura del vuoto  intorno a me.

 

LUCILLE

Che sciocchezze vai dicendo, caro, noi non aspettiamo che di riempire quel vuoto, io e Minou vogliamo averti accanto, tutto per noi, un padre alla nostra altezza che parli la nostra lingua.

 

BERNARD

E’ quello che voglio anch’io, ora, con tutte le mie forze!

 

LUCILLE

(abbracciandolo) E’ meraviglioso, Bernard! esistono davvero, dunque, parole come queste!

 

BERNARD

Dovevo sentirle prima vivere dentro di te: ero sull’orlo di pronunciarle, ma non sapevo decidermi: c’è voluta la tua spinta per farmi precipitare.

 

LUCILLE

Per spingerti in alto, vuoi dire, verso una vita felice, senza più ipocrisie, né problemi di coscienza da risolvere, né dubbi da superare.

 

BERNARD

Verso una vita di rimpianti e di frustrazioni, forse. Ma non c’è scampo: è quello che adesso devo affrontare, e ti ringrazio, cara, per avermi dato il coraggio di prendere questa decisione. Ora so quello che devo fare: porterò a termine quest’incarico, e sarà l’ultimo di cui mi occuperò… è particolarmente importante, e mi sta a cuore perché sento che posso influire a favore di questa gente.

 

LUCILLE

Noi ti aspetteremo con ansia, io e Minou… vieni presto da noi… sarà magnifico noi tre insieme… e non ci saranno più separazioni o partenze… ma una vita dolce e serena per noi tre… sempre… (le parole sfumano)

 

 

BUIO


 

 

 

 

 

Terzo quadro

 

 

(Si riaccendono le luci; la stessa scena. E’ il mattino dopo. Carlos è fermo sulla porta mentre il cameriere è al centro della terrazza.)

 

CARLOS

Vai a dare un’occhiata alla strada, ma fai in modo che nessuno ti veda.

 

CAMERIERE

Che pericolo ci può essere?

 

CARLOS

Possono pensare che stai spiando.

 

CAMERIERE

Guardare chi c’è nella strada non significa spiare.

 

CARLOS

Fai come ti dico; tieniti basso e non ti avvicinare troppo alla ringhiera

 

CAMERIERE

(all’altezza dei tavolini) Ecco, di qui si vede tutta la strada.

 

CARLOS

C’è qualcuno?

 

CAMERIERE

Solo macchine della polizia e due miliziani davanti all’albergo.

 

CARLOS

Posso venire anch’io?

 

CAMERIERE

Si capisce che può venire.

 

CARLOS

 (avanzando curvo verso i tavolini) Fa un certo effetto trovarsi allo scoperto, in un giorno come questo… la vista è buona di qui, ma è meglio essere prudenti… dove saranno stati quegli spari di prima?

 

CAMERIERE

Non erano spari, ma sportelli di camion sbattuti.

 

CARLOS

Sarà… ma io avrei giurato che fossero spari.

 

CAMERIERE

C’era una bella differenza con quelli di stamani all’alba.

 

CARLOS

E i cani, dove sono i cani?!… perché non si sentono più?

 

CAMERIERE

Li hanno portati fuori i miliziani, legati a guinzaglio.

 

CARLOS

E hanno lasciato noi senza protezione?!

 

CAMERIERE

Stavano al di là del filo spinato, i cani, non era noi che proteggevano.

 

CARLOS

Non importa. La loro presenza dava sicurezza. (punta il binocolo) Non c’è anima viva.

 

CAMERIERE

La polizia ha ripulito la strada.

 

CARLOS

Anche la casa del lavoratore sembra deserta. Tu ne sai niente?

 

CAMERIERE

Che cosa vuole che sappia?

 

CARLOS

Dove si sono radunati, lo sai?

 

CAMERIERE

E perché dovrei saperlo?

 

CARLOS

Voci che circolano… a casa tua, magari.

 

CAMERIERE

A casa mia c’è soltanto mia madre che ne sa meno di me.

 

CARLOS

E tuo padre, e i tuoi fratelli?

 

CAMERIERE

Non mi dicono certo dove vanno.

 

CARLOS

Lo vedi… saranno a qualche riunione a organizzare qualcosa.

 

CAMERIERE

I miei non hanno mai fatto niente di male.

 

CARLOS

Forse i tuoi no, ma gli altri? Puoi garantire per gli altri, tu?

 

CAMERIERE

E chi può mai garantire qualcosa, dopo quello che è successo stanotte?…

 

CARLOS

(interrompendolo con un gesto) Hai sentito?… questi sono spari!

 

CAMERIERE

No, signor Carlos, non ha sparato nessuno.

 

CARLOS

Eppure sembravano spari… ci avrei giurato che… ma tu non avresti fatto caso neppure a quelli di stamani… o addirittura allo scoppio di stanotte.

 

CAMERIERE

Crede che sia diventato sordo?

 

CARLOS

Per te tutto è normale, non c’è mai da preoccuparsi.

 

CAMERIERE

E perché lo farei?

 

CARLOS

E chi lo sa? Forse per contraddirmi, oppure per mostrarmi il tuo coraggio. Del resto, te lo puoi permettere: non hai niente da perdere, tu, non sei preso di mira.

 

CAMERIERE

Stamani sono stati cinque come me ad essere presi di mira.

 

CARLOS

Non dovevano ribellarsi alla milizia, né alzare le armi contro di loro.

 

CAMERIERE

Era lì anche lei, signor Carlos?

 

CARLOS

Cosa vuoi dire?! Non credi a quello che hanno dichiarato le autorità?

 

CAMERIERE

E’ un pezzo, signor Carlos, che io credo soltanto a quello che mi passa davanti.

 

CARLOS

Eh, no, non puoi cavartela in questo modo: ci sono i verbali della milizia e della polizia, c’è il comunicato del governo. Vuoi mettere in dubbio le parole del presidente Ribeira?!

 

CAMERIERE

I cinque che sono stati ammazzati erano quelli che si sono dati più daffare in questo sciopero.

 

CARLOS

Appunto! i più sfrenati contro l’ordine e la legge.

 

CAMERIERE

Non ci sarà più sciopero, adesso. Era quello che il governo cercava, no?

 

CARLOS

Che cosa vuoi dire?!

 

CAMERIERE

Nulla, signor Carlos. Solo che erano in cinque in testa alla lotta, e ora non c’è più nessuno.

 

CARLOS

Stai attento a come parli: certe insinuazioni potrebbero costarti care.

 

CAMERIERE

Io non insinuo nulla, signor Carlos, parlo solo dei fatti che sono accaduti.

 

CARLOS

Quello che è accaduto è molto chiaro: la milizia stava indagando sull’attentato; quei cinque si sono ribellati e sono passati all’attacco.

 

CAMERIERE

Tutti e cinque?

 

CARLOS

Tutti e cinque. Che cosa vuoi che sia per chi ha avuto il coraggio di mettere una bomba alla camera di commercio?

 

CAMERIERE

Sempre quei cinque?

 

CARLOS

Sempre loro. Perché, hai qualche dubbio?

 

CAMERIERE

Io li conoscevo tutti e cinque, signor Carlos, e so che non hanno mai fatto niente contro la legge.

 

CARLOS

E la bomba alla camera di commercio è piovuta dal cielo?

 

CAMERIERE

Qualcuno ce l’ha messa di certo, ma non loro.

 

CARLOS

(interrompendolo con un gesto e facendo un passo indietro) Stanno arrivando delle macchine… guarda chi è… tieniti basso!

 

CAMERIERE

Sono due auto della polizia… procedono a passo d’uomo…

 

VOCE DELL’ALTOPARLANTE

Attenzione!… lasciare libere le strade… è vietato sostare agli incroci… sono proibiti gruppi di più di tre persone… gli inadempienti verranno arrestati… attenzione!… attenzione!… (la voce si allontana e sfuma)

 

CARLOS

Sono sempre qui davanti i due miliziani?

 

CAMERIERE

Sì, signor Carlos.

 

CARLOS

Chissà cosa sta succedendo in centro.

 

CAMERIERE

Deve proprio succedere qualcosa?

 

CARLOS

C’è un silenzio preoccupante… potrebbe accadere di tutto.

 

CAMERIERE

Ora sta arrivando un taxi… s’è fermato proprio qui davanti…

 

CARLOS

Guarda chi è che scende.

 

CAMERIERE

… è monsieur Bernard.

 

CARLOS

Viene dal centro… avrà notizie fresche… va a vedere se si ferma in camera sua o se sale quassù.

 

CAMERIERE

(va alla porta e si affaccia sulla scala) Mi sembra che voglia salire… sì, signor Carlos, sta venendo qui. (entra Bernard. E’ accaldato e spossato; va subito ad accendere il ventilatore e si lascia scivolare su una sedia lì davanti)

 

CARLOS

Viene dal centro, monsieur Bernard… e che aria tira laggiù?

 

BERNARD

(cupo) Sangue… odore di sangue dappertutto… miasmi di sangue che riempiono le strade: il macello s’è spalancato sull’isola… cinque cadaveri sui tavoli di marmo dell’obitorio e tre bare bianche allineate nella chiesa…

 

CARLOS

I tre bambini dell’orfanotrofio adiacente alla camera di commercio. La carica di dinamite era troppo potente e ha fatto crollare anche il muro divisorio… una strage inutile.

 

BERNARD

Perché inutile?

 

CARLOS

Che cosa c’entravano i bambini dell’orfanotrofio?

 

BERNARD

E che significato poteva avere mandare all’aria un locale vuoto della camera di commercio?

 

CARLOS

Lei vuol dire che…?

 

BERNARD

La carica era stata misurata ad arte proprio per far crollare quella parete e seppellire quei bambini.

 

CARLOS

Ma è atroce!… una macchinazione mostruosa!

 

BERNARD

Costruita però con una sbalorditiva precisione: tre orfani che non lasciano dietro di loro ingombranti famiglie in lacrime, ma solo orrore e sdegno in tutta la popolazione. Ecco, dunque, che la successiva azione della milizia contro quei cinque è pienamente giustificata.

 

CARLOS

(al cameriere) Che cosa continui a fare qui? Vai giù a vedere se c’è bisogno di te. (il cameriere esce) Come ho fatto a non pensarci subito? Si voleva la strage per far colpo sulla popolazione. Quei cinque non potevano sbagliare: sono minatori abituati a usare ogni giorno l’esplosivo. Sapevano calcolare bene, loro, la potenza di quella carica di dinamite.

 

BERNARD

Solo che non è stata usata dinamite… ma cordite.

 

CARLOS

E come fa, lei, a sapere che cos’è stata usata? Che cosa ne sa lei di esplosivi?

 

BERNARD

Via, signor Carlos, lasciamo perdere le false ingenuità: lei sa bene che non sono un giornalista e conosce le ragioni per cui mi trovo qui.

 

CARLOS

Va bene, monsieur Bernard, anche se conosce gli esplosivi, non capisco come faccia a dire che s’è trattato di cordite.

 

BERNARD

Non sono io a dirlo, ma l’odore puzzolente dell’olio che c’è dentro. Non si può sbagliare. L’ho riconosciuto subito alla camera di commercio dov’è avvenuta l’esplosione.

 

CARLOS

E che cosa cambia? Si vede che hanno usato quella invece della dinamite.

 

BERNARD

Cordite che è stata inviata un mese fa al vostro governo: una fornitura per i vostri mezzi navali.

 

CARLOS

Gli attentatori saranno riusciti a metterci le mani sopra.

 

BERNARD

Un po’ difficile con i cani e il filo spinato, non le sembra?

 

CARLOS

Insomma, lei vorrebbe forse insinuare che…?

 

BERNARD

No, signor Carlos, io non insinuo: lo dico apertamente. C’era bisogno di questo per placare l’opinione pubblica, mentre si eliminavano quelli che dirigevano il movimento di sciopero.

 

CARLOS

Ma se hanno attaccato la milizia, con le armi in pugno!

 

BERNARD

Quando erano già morti gli hanno messo in pugno le armi.

 

CARLOS

E’ inaudito quello che sta dicendo!… una brutale accusa al governo dell’isola… un’offesa bruciante al nostro presidente!…

 

BERNARD

Erano queste le misure preparate per spezzare lo sciopero!

 

CARLOS

Si controlli, monsieur Bernard! lei non può permettersi di sbandierare le sue teorie in questo modo.

 

BERNARD

E chi può impedirmelo? (entra il cameriere)

 

CAMERIERE

Mister Dorticos vuol parlare con lei, signor Carlos.

 

CARLOS

E’ al telefono?

 

CAMERIERE

No, è qui di persona.

 

CARLOS

Scendo subito, allora. (esce con il cameriere, ma quest’ultimo torna subito indietro)

 

CAMERIERE

Lei è in pericolo, monsieur Bernard: il signor Carlos starà certamente raccontando a Mister Dorticos quello che lei ha detto poco fa.

 

BERNARD

Non sono in pericolo, gliel’assicuro.

 

CAMERIERE

Lei non conosce quei due: si metta in salvo prima che sia troppo tardi.

 

BERNARD

Grazie dell’avvertimento, ma non intendo spostarmi. Non sono un eroe, gliel’assicuro, solo che la mia posizione mi fornisce uno scudo per ripararmi.

 

CAMERIERE

(andando alla ringhiera) E’ un continuo passare di camion: polizia e milizia si spostano verso il centro.

 

BERNARD

Poco fa tre pattuglie sono state circondate e disarmate.

 

CAMERIERE

Davvero?! Io so di molti che hanno lasciato le case e si sono radunati sui monti.

 

BERNARD

Non hanno voglia di restare a fare i bersagli della milizia. (entrano Carlos e Dorticos; il cameriere fa finta di aggiustare i tavoli)

 

DORTICOS

Posso restare da solo con monsieur Bernard?

 

CARLOS

Certo… (al cameriere con un cenno della testa)… giù! (i due escono)

 

DORTICOS

(si avvicina a un tavolo, siede e solleva gli occhi al cielo) E’ di nuovo lassù. Non l’avevo visto per tutta la mattina… forse era nascosto da qualche parte a dilaniare l’ultima preda… ora è di nuovo in caccia… vede?… ha ripreso a  scrutare il suo territorio con le sue ruote lente… aspetta una nuova occasione e poi, giù inesorabile, come un sasso scagliato dall’alto. E’ un animale nobile il falco. Gli altri usano varie tecniche per l’attacco: quella dell’agguato, magari, o della mimetizzazione nell’erba, fra gli alberi o i cespugli, dell’aggressione di gruppo, dell’avvicinamento solitario alla preda, aiutato dal vento o dai rumori della foresta. Ma il falco assale in piena luce, a testa alta, in un gioco di potenza e di efficienza inimitabili.

 

BERNARD

Le piacciono le metafore, mister Dorticos, ma questa non credo si possa completamente adattare al nostro caso.

 

DORTICOS

Non ne avevo l’intenzione. L’episodio non è certo degno di figurazioni retoriche. Ha bisogno di restare nascosto accuratamente per essere dimenticato il prima possibile.

 

BERNARD

Questo sarà un po’ difficile.

 

DORTICOS

Lo so, purtroppo: una ferita dolorosa dura da rimarginare. A noi non resta che liberarci dalle emozioni e guardare gli avvenimenti con freddezza scientifica.

 

BERNARD

Apprezzo la scienza quando è al servizio dell’uomo.

 

DORTICOS

La capisco perfettamente, monsieur, e condivido il suo giudizio. Io stesso ho fatto fatica a vincere la ripugnanza che provavo. Continuavo ad agitare le ragioni all’origine dei fatti, lo stato di necessità che aveva determinato l’accaduto, ma era tutto inutile: restava un’azione brutale e spietata che non era possibile ricondurre nei confini dell’umano. Poi il sole, invece, s’è levato come al solito, e gli uccelli hanno cantato come tutti i giorni. Il mare ha acquistato la stessa delicata trasparenza e dall’acqua s’è alzata quella brezza leggera che oggi riesce a temperare il calore della giornata.

 

BERNARD

Un miracolo che tre bambini e cinque lavoratori oggi non hanno potuto apprezzare.

 

DORTICOS

Loro no, ma gli altri? Sa che cosa ha significato per l’isola questo sciopero? Raccolti perduti, impegni commerciali mancati, un’intera economia alla deriva.

 

BERNARD

Si poteva evitare con una trattativa.

 

DORTICOS

Adesso è possibile trattare, non prima, quando avevamo il coltello alla gola.

 

BERNARD

Lo stato di necessità non può essere mai invocato davanti alla certezza di una programmazione.

 

DORTICOS

Per un professore di diritto, forse, ma non crede che il principio di valutazione debba essere modificato per coloro che hanno responsabilità di governo?

 

BERNARD

Non sono un giudice, per fortuna, e non ho sentenze da emettere. (voce di altoparlante dalla strada. Dorticos si avvicina alla ringhiera)

 

VOCE DELL’ALTOPARLANTE

Attenzione!… lasciare libere le strade… è vietato sostare agli incroci… (la voce si allontana e sfuma)

 

DORTICOS

Non mi sembra il caso di mantenere quest’atmosfera di pericolo… bisogna che la gente torni a circolare, a riaffollare le strade: dimenticherà più facilmente…è vero che domani ci saranno i funerali, ma supereremo anche quelli… e poi, finalmente, tutto tornerà come prima, anzi, meglio di prima… lo sa che abbiamo in mente l’ampliamento del porto?… da un po’ ci siamo resi conto che i moli cominciavano a essere insufficienti per le nostre esigenze… i lavori incominceranno il mese prossimo… e anche l’estrazione mineraria subirà un incremento notevole: per quest’anno ci accontenteremo del 10% ma, non appena avremo provveduto alle attrezzature necessarie, pensiamo di raggiungere in breve il 100%… Trasformeremo la nostra isola, monsieur Bernard… la nota dolorosa di oggi sarà presto un ricordo sbiadito.

 

BERNARD

Mi rallegro per queste prospettive. Sono sicuro che anche ai nostri amici farà piacere apprenderle.

 

DORTICOS

A proposito, non è più necessario che lei telefoni la consueta relazione: ho già provveduto io a metterli al corrente.

 

BERNARD

Ha riferito sull’accaduto… con tutti i particolari?…

 

DORTICOS

Certo. Ne è stupito, forse?

 

BERNARD

… con la versione ufficiale dei fatti, oppure così come si sono svolti veramente?

 

DORTICOS

Via, monsieur Bernard, i nostri amici sono persone intelligenti e hanno capito subito tutto, proprio come ha fatto lei. Non c’è stato bisogno di ulteriori spiegazioni.

 

BERNARD

E come hanno reagito?

 

DORTICOS

Com’era naturale: si sono rallegrati per lo sciopero che sta per finire. Aspetteranno una decina di giorni e poi incominceranno a inviare i materiali per la costruzione dell’eliporto… (accendendo un ventilatore)… la temperatura si è senz’altro abbassata, però si sente ancora bisogno di un po’ di fresco… ah, così va meglio!… ma adesso devo lasciarla… (si avvia verso la porta, ma si ferma)… già, dimenticavo… devo informarla di qualcosa di spiacevole, ma sono certo che lei capirà perfettamente…

 

BERNARD

Che cosa dovrei capire?

 

DORTICOS

La nostra situazione in questo momento. Lei si renderà conto che dobbiamo continuare a sostenere la versione ufficiale dell’accaduto; non è davvero il momento di raccontare tutta la verità.

 

VOCE DELL’ALTOPARLANTE

Attenzione… attenzione!…

 

DORTICOS

Ecco, ascolti…

 

VOCE DELL’ALTOPARLANTE

Un gravissimo attentato ha turbato stanotte la vita della nostra isola: una bomba è stata fatta esplodere nei locali della camera di commercio, con l’evidente scopo di rendere più drammatica la difficile situazione creata dallo sciopero. La carica esplosiva ha fatto anche crollare la parete dell’adiacente orfanotrofio, seppellendo tre bambini che stavano dormendo. La ricerca degli autori dell’orrendo crimine è immediatamente scattata e, alle prime luci dell’alba, i responsabili dell’attentato, compiuto con la dinamite sottratta alla miniera, sono stati individuati. I criminali si sono opposti con le armi all’arresto e, nella sparatoria, cinque di loro sono caduti sotto i colpi. Attenzione…attenzione!… (la voce si allontana e sfuma)

 

DORTICOS

E’ questo quello che vogliamo sappia la popolazione dell’isola.

 

BERNARD

E i compagni di lavoro degli uccisi? Loro sanno come si sono svolti i fatti.

 

DORTICOS

Di quelli mi preoccupo meno: sono la parte interessata. E’ il giudizio di chi sta al di fuori che conta. Di un osservatore come lei, per esempio.

 

BERNARD

Non ho alcun interesse a occuparmi di questa faccenda.

 

DORTICOS

Io non voglio mancarle di rispetto, monsieur Bernard, ma la sua dichiarazione non mi basta. Lei capisce bene che cosa potrebbe succedere se qualcosa dovesse sfuggirle.

 

BERNARD

Io non ho che la mia parola da darle.

 

DORTICOS

E io l’accetto fiducioso. Però sono anche certo che lei mi capirà se sono costretto a prendere alcune misure precauzionali.

 

BERNARD

Per esempio?

 

DORTICOS

Pregarla di non lasciare l’albergo e di non offendersi se ho dovuto raddoppiare le guardie qui davanti. Spero che queste misure abbiano una brevissima durata. Grazie per la comprensione, comunque, e arrivederci a presto. (esce)

 

BERNARD

Dopo un attimo di riflessione compone un numero sul cellulare) Pronto… pronto… ma non c’è nessuno lì?!… ah, finalmente!… chi è all’apparecchio?… io voglio parlare con Igor… chi sono io? sono Bernard, mi passi subito Igor… non c’è?… una riunione importante e lei non lo può disturbare?… e quando finirà questa riunione… non lo sa?… no con lei non posso parlare…ritelefonerò… (abbandona il ricevitore, fa qualche passo concitato sulla terrazza, poi impugna di nuovo il cellulare e ricompone un numero) Pronto… sì, sono sempre io… vada a dire a Igor che Bernard gli vuole parlare… sì, ho capito che si trova in riunione, ma io ho notizie della massima importanza… vada, perdio!… prendo io ogni responsabilità!… (aspetta agitato e impaziente e, finalmente…) … allora?!… non può venire?… ma gli ha detto che…? è già informato di tutto… non ha bisogno di altri particolari… e in quanto a me, che posso lasciare l’isola quando voglio: la missione è conclusa… (lascia scivolare il ricevitore lungo il viso; tra sé)… scaricato… mi hanno scaricato!… (riporta l’apparecchio alla bocca)… pronto… pronto! (non c’è più comunicazione e Bernard abbandona l’apparecchio. Il cameriere entra cautamente sulla terrazza: è in preda a una viva emozione)

 

CAMERIERE

Giù stanno perquisendo la sua stanza, monsieur Bernard!

 

BERNARD

E che cosa diavolo cercano?!

 

CAMERIERE

Frugano fra le sue carte… vogliono sapere dove si trovano sua moglie e sua figlia in questo momento. (Bernard si slancia verso la scala, ma ci ripensa e torna indietro; fra sé)… Dorticos vuole essere certo che terrò la bocca chiusa… (afferra il cellulare e compone un numero) Lucille!… dove ti trovi, sulla spiaggia con la bambina?… stai bene attenta a ciò che ti dico: lascia tutto dove si trova, prendi la piccola e vai all’aeroporto… no, non passare dall’albergo, non preoccuparti dei bagagli… non farmi domande, tesoro, ti spiegherò più tardi: ora non c’è da perdere un minuto. Segui a puntino le mie istruzioni… no, io non sono in pericolo, ma lo siete tu e la bambina… all’aeroporto sali sul primo aereo in partenza… per dove non ha importanza: ti telefonerò io quando tutto sarà finito… fai in fretta, ti scongiuro… a presto, amore…vai! (chiude la comunicazione. Scoppi di fucileria da diverse direzioni)

 

CAMERIERE

L’isola è insorta… questi colpi vengono dal centro… e questi dalla montagna…

 

BERNARD

Non possiamo restare qui… (va a guardare la strada)… davanti, però c’è la milizia a sorvegliare.

 

CAMERIERE

Passeremo dal retro… c’è un viottolo in mezzo ai campi di cotone.

 

BERNARD

Bene, andiamo… (il cameriere cava dalla cintura una pistola e la porge a Bernard)

 

CAMERIERE

Questa potrebbe servirti.

 

BERNARD

(la prende e subito dopo abbraccia il cameriere. Ancora spari lontani) E’ meglio che tu lo sappia, nel caso debba capitarmi qualcosa. Stanotte con il postale arrivano armi per il governo: sono state collocate in normali cassette di rhum. Ma il postale dovrà essere intercettato al largo dell’isola, perché all’arrivo ci sarà la milizia ad attenderlo.

 

CAMERIERE

Informeremo gli altri. Andiamo! (escono tutti e due con circospezione. Sirene della polizia)

 

VOCE DELL’ALTOPARLANTE

Attenzione… attenzione!… un gravissimo attentato ha turbato stanotte la vita della nostra isola… (la voce si allontana e si spegne. Echi di spari da direzioni diverse, di sirene della polizia, di latrati di cani).

 

 

 

BUIO

 

 

 

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Un cinegiornale Luce del settembre 1961